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La posta della Olga

Le Poste ci sono vicine ma ci mandano lontano

Ho dovuto scarpinare per tutto il quartiere per trovare un tabaccaio che avesse dei francobolli. Non li tengono più, tanto a che serve? È sempre meno la gente che scrive lettere e cartoline, il modo tradizionale di comunicare è cambiato, stravolto dalle nuove diavolerie elettroniche che escludono la penna e la carta. Una volta trovato un francobollo in una piccola tabaccheria per metà occupata da un gigantesco uovo pasquale, ho dovuto penare per trovare una buca in cui infilare la mia lettera in una cassetta che non avesse la bocca tappata da un nastro adesivo da pacchi. Le Poste, per dimostrare che sono sempre più vicine ai cittadini, stanno smantellando gran parte delle belle e monumentali cassette rosse con magari, le più antiche, una cornetta da postiglione a rilievo, per adeguarsi ai tempi a danno di chi, come la sottoscritta, questi tempi senz’anima e senza memoria fa fatica ad accettarli, anzi, li detesta. Tra qualche mese solo un cittadino su due avrà una buca delle lettere entro 500 metri da casa, mentre gli altri dovranno macinare chilometri. In pratica le Poste per esserti vicine ti mandano lontano. E allora, io dico, mettiamo in atto la nostra piccola protesta e riprendiamo a scrivere lettere e cartoline ad amici e parenti per intasare le cassette superstiti. E se non abbiamo amici e parenti, scriviamo a noi stessi, è un modo per sentirci meno soli, per coccolarci, sfogarci, constatare che qualcuno ci ama e non importa se quel qualcuno siamo noi stessi. Vado a San Zeno e mi scrivo una cartolina con l’immagine della basilica, vado in piazza Erbe e mi mando Madonna Verona. Ne trae vantaggio l’autostima. La scrittura che non sia quella da tastiera, fa bene al cuore, al polso e alle dita. Dicono che faccia bene anche al cervello favorendo una memorizzazione più profonda. Se i tempi sono questi combattiamoli tornando alle nostre vecchie e sane abitudini.

Silvino Gonzato

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