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La posta della Olga

Le nostalgiche di Attila. Il caso di Quinzano

di Silvino Gonzato

Non so se diventerà un caso nazionale - scrive la Olga - ma i presupposti ci sono. Una quindicina di donne di Quinzano autodefinitesi «Le donne di Attila», abbigliate e armate da guerriere barbare, hanno celebrato in piazza il truce invasore che, secondo una leggenda locale, avrebbe eletto a quartier generale il monte Crocetta che domina l’abitato. È dai primi anni Ottanta che la frazione partecipa alla sfilata del Vènardi Gnocolar con una maschera che impersona Attila, ma in tempi di celebrazioni discusse che riempiono i giornali di polemiche, il gesto simbolico delle nostalgiche del sanguinario re degli Unni potrebbe destare clamore. Tanto più che era presente all’evento un plaudente Bozza, consigliere regionale di Forza Italia. Il partito prenderà dunque le distanze da Bozza o farà finta di niente? E la Meloni avrà parole di condanna per il retrivo evento o farà spallucce? Questo si chiedono i progressisti del bareto. In effetti, per quanto ne so io, Attila fu peggiore di quanto lo sia oggi Fleximan o siano stati i recenti saluti romani di Acca Larentia. Ci sarà stato pur un motivo se lo si chiamava “Il flagello di Dio” e se si diceva che dove passava lui non cresceva più l’erba, e non perché se la fumasse. Lo storico del bareto, il cavalier Osoppo, sostiene che a Quinzano Attila lo si trovasse sempre nella stessa osteria dove ovviamente non pagava, che puzzasse di selvatico, che ruttasse sonoramente, che avesse molti peli, che rompesse le teste con la stessa facilità con cui rompeva le uova nella padella e che soffrisse di sangue dal naso. Essendo una mezza cartuccia, si chiedevano come avesse fatto a estendere le sue conquiste dall’Europa a Costantinopoli ma non sapevano ancora che Napoleone avrebbe avuto la stessa statura. Il cavalier Osoppo, sicuro che Attila avesse sepolto il suo tesoro a San Martino, lo cercò per anni bucando molte tubature dell’acqua. Anche lui era alla manifestazione nostalgica di Quinzano. Brandiva una spada di plastica.

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