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La sbornia del uichènd e la fritàia dell’Alfio

Ubriachi di Maneskin - scrive la Olga - la sbornia prosegue per tutto il fine settimana. Domenica tutti dentro la damigiana col ritorno di Zucchero sul palco dell'Arena. Sarà il sesto concerto su quattordici. Lo batte solo el torero Joselito el Gallo, ventisette corride di fila nella plaza de toros de Sevilla, senza la minima incornata. Lo so perché me l'ha detto la Carmen delle case popolari, vedova di un banderillero. Domenica, primo maggio, sarà anche la giornata della Half Marathon Giulietta & Romeo (chissà perché ci eravamo illusi che la pandemia avrebbe spazzato via tutte le maratone convertendole magari in corse campestri), della Gran Fondo Avesani di ciclismo e del mercatino dell'antiquariato de San Zen. Ci sarà anche il Ballo delle Ributtanti del bareto, ma inciderà poco o niente sulla viabilità perché saranno solo ributtanti del quartiere e i cavalieri saranno i soliti avventori scelti col metodo de la pàia più lónga. Più che una damigiana sarà una damigianona a cui tutti potranno attingere, compresi i bambini ma solo se accompagnati. La città che se imbùga continua a piacere agli amministratori ma non ai residenti del centro storico che in questa stagione preferirebbero migrare come i cocài che, dai parapetti dei ponti de l'Àdese che affollano d'inverno, se ne vanno chissà dove (il mio Gino, che ne ha seguito uno in auto, mi ha detto che si è diretto a Bardolìn). La città che se imbùga di manifestazioni è come un quadro con massa ròbe rénto, de quel genere de quadri ch'el fa el pitór del baréto, l'Alfio, che, non contento de avérlo impienìo de pastròci de colór, a la fine el ghe sgnàca sóra la tela 'na fritàia móla. Ricordo che all'inaugurazione di una sua mostra al Buso del Gato un critico d'arte ha detto che sarebbe bastata la fritàia e che tutto il resto era in sovrappiù. Lo stesso si può dire del centro storico: 'na fritàia alla volta basterebbe e invece dovremmo abituarci ai uichénd di prima della pandemia, a maratone e mezze maratone, a sagre par gaiói, a invasioni di saccopelisti o semplicemente di pelisti, a una Veronaland invivibile per chi ci vive, a girotondi di auto intorno al centro alla ricerca di un buco in cui infilarsi. Per il casinologo Toni Cagnàra il "ritorno alla normalità" è questo. Tutti dentro la damigianona.

Silvino Gonzato

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