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Posta della Olga

La fortuna di avere el dotór Bugansa

Il mio medico di base, el dotór Bugansa, - scrive la Olga - è vicino alla pensione, ma non vicinissimo. È anche il medico del mio Gino, anzi è soprattutto il medico del mio Gino che, essendo come el cavàl de Gonela, si reca in ambulatorio un giorno sì e un giorno no, uscendone ogni volta confortato perché gli basta sentirsi dire: «Ma cossa viènlo a far? No'l ga gnente, l'è solo ipocondriaco». Il mio Gino capisce ippocondriaco, con due "p", da ippo, cavàl, per cui pensa che, soffrendo di una sindrome equina pur essendo un umano, dovrebbe andare da un veterinario, ma torna comunque sempre dal Bugansa per paura che il veterinario gli prescriva un lassativo per cavalli o, peggio, per tori. Il nostro medico è un forzato dello stetoscopio, visita dalla mattina alla sera e spesso si intrattiene in laboratorio ben oltre l'orario di chiusura in compagnia dell'assistente, la Olli, «a passàr carte», circostanza che ha fatto nascere delle ciàcole, considerato che è sposato con la Meggi. Essendo dunque uno stacanovista, se gli chiedessero di lavorare fino a 72 anni, come prevede un emendamento al decreto governativo Milleproroghe, un tacón per limitare il disagio di quei tanti cittadini rimasti senza assistenza, non avrebbe esitazioni ed accetterebbe per spirito di servizio e anche per aumentare il monte straordinari della Olli. Nonostante le proteste dei sindacati, credo che l'unico tacón possibile per nascondere il miserabile paradosso di una Sanità senza medici sia la permanenza in servizio dei vèci, in attesa che in due o tre anni siano pronte le nuove leve. Al momento i cittadini rimasti senza medico sono costretti a ricorrere agli specialisti pagando di tasca propria o, non potendo permetterselo, ad andare lungo i fossi alla ricerca di erbe medicinali per curarsi dopo aver consultato l'erbario di un frate. Il mio Gino sostiene che il trattenere in servizio, ma senza costrizione, i vecchi medici, non basterà a tappare i buchi per cui negli ambulatori, prima delle nuove leve, vedremo i frati e magari anche le móneghe in cui riporremmo maggior fiducia che nei sbarbatèi che hanno assunto già la titolarità di alcuni ambulatori. Che fortuna avere ancora el dotór Bugànsa!

Silvino Gonzato

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