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La posta della Olga

L’Adige e la guerra del Tano

A Belfiore, in riva all’Adige, c’era una casa contadina - scrive la Olga - che a ogni piena del fiume andava sotto. Forse c’è ancora ma non saprei riconoscerla, tanto è il tempo che è passato da quando i miei genitori ci andavano a comprare i pomi. Ci abitavano due vecchi fratelli scapoli, uno dei quali, il Tano, aveva fatto la guerra sul Carso e quando parlava non aveva altri argomenti che le trincee, il rombo dei cannoni e il suo moschetto ’91. Chiunque andava a comprare i pomi doveva sorbirsi i suoi racconti di battaglie e ritirate nei quali ci metteva anche un po’ di fantasia. Sciorinava le sue storie dondolandosi su una sedia, con i pollici infilati nel panciotto, il toscano che pendeva da un lato della bocca e i lunghi baffi bianchi arricciati in punta che gli conferivano un’aria di assennatezza e lo facevano assomigliare a uno di quei ritratti ottocenteschi, scuri e austeri, che si vedono nei palazzi antichi. Lo chiamavo zio ma credo che fosse solo un lontano parente di mia mamma. Era troppo concentrato sulla guerra per parlare delle piene dell’Adige che regolarmente gli portavano via le galline e costringevano lui e il fratello a salire sul fienile in attesa che l’acqua si ritirasse. Eppure la sua era l’unica casa del paese ad andare sempre sotto, singolarità che pareva accettare con fatalismo come gli anni passati sul Carso. I pioli della scala di legno appoggiata al bordo della soletta del fienile gli indicavano il livello dell’acqua fangosa che gli mulinava sotto. I pomi caduti dagli alberi, ma ancora buoni, se li portava via la piena e, quando scendevano con la corrente del fiume, i contadini delle case più in giù dicevano «El Tano l’è andà soto». Sopra la porta del Tano e del fratello, che mi pare si chiamasse Piero ma se ne stava sempre in disparte, c’era una lampada gialla in una cesta di metallo appesa a un chiodo. «L’Àdese l’è arivà fin lì» disse indicandola l’unica volta che accennò alle piene. Per il resto a lui interessava raccontare della guerra, la sua guerra, la guerra del Tano.

Silvino Gonzato

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