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La posta della Olga

Il Tocatì a Veronetta e i gatti della Irma

El Tocatì è sì patrimonio immateriale dell’Unesco come l’Opera dei pupi siciliani, l’arte dei piazzaioli napoletani e il canto del tenore sardo - scrive la Olga - ma per manifestarsi ha bisogno di luoghi materiali come piazze, strade e vicoli, altrimenti sarebbe solo un concetto astratto. Finora, con suoi giochi, le piramidi umane, i tiri alla fune, le gare tra lottatori unti, “Ti scapa e mi te ciàpo”, “Ti ciùpa e mi me scóndo”, “Mama, Piero me tóca, tócheme Piero che mama no gh’è” si è manifestato in vari luoghi del centro, paralizzandolo. Ora però si sta decidendo di concentrare il grande baraccone a Veronetta, piazza Isolo e dintorni. Veronetta è dove passa tutto il traffico al di qua dell’Àdese, lungo via Interrato dell’Acqua Morta, morta e affumicata dallo smog delle auto. L’alternativa, per chi viene dal buèl davanti al Teatro Romano, è lungadige Re Teodorico, fresco e ombroso ma in cui le processioni fatalmente le se imbùga per poi lasciarsi sulla destra il requiem di Ponte Nuovo in attesa di resurrezione che chissà quando avverrà. Si è sempre detto che per disintasare el tortór di Veronetta ci vuole il traforo delle Toresèle di cui però non si parla più e resta un’idea, una delle tante idee sospese e consegnate a scartoffie sotto chiave. La possibilità che el Tocatì si concentri in una Veronetta liberata da un traffico che chissà dove potrà trovare sfogo, preoccupa perfino l’architetto Spegassi abituato, come dice il nome stesso, a combinare disastri. Dice però l’architetto che se il Comune deciderà in questo senso avrà le proprie ragioni e che magari alla fine risulterà un’idea meravigliosa come quella delle panchine col buco in mezzo che hanno sostituito quelle escludenti. Ho chiesto un parere alla Irma, la gattara di piazza Isolo, che si è detta contenta del Tocatì sotto casa ma che nel contempo teme che col jogo do pau portoghese qualche suo gatto venga colpito da una legnata. «Mèio el trafico de tuti i giorni che uno dei me gati sacagnà» mi dice.

Silvino Gonzato

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