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Il nuovo "no" di Tinè-Tinò tra ramazza e buon senso

Il soprintendente Tinè, anzi Tinò - scrive la Olga - spara l'ennesimo «no» del suo nutrito arsenale di divieti ritenendo che l'Arena fasciata dalle luci del Tricolore per i 150 anni della fondazione degli Alpini, e per tre notti di fila, sia indecorosa. Gli Alpini non si toccano, viva gli Alpini ma per il uichènd della loro festa l'unica concessione che Tinè-Tinò si sente di fare è di illuminare il municipio e la Gran Guardia. L'Arena ha il suo colore, che è quello naturale delle pietre che la compongono, pittarla con altre tinte è una stravaganza demagogica, un insulto al monumento, una boiata come dice l'architetto Mastegabrodo del bareto che è d'accordo con Tinè-Tinò ma che però ha fatto il bersagliere. La questione, solo apparentemente di lana caprina, diventa fondamentale per gli Alpini, anche perché gli viene negata anche la parte della Bra a ridosso del Liston. L’«Obbedisco» è nel loro carattere e nella loro dottrina e rimbomba stasera nella piazza che tante volte gli era stata concessa. «Se non ci volete leviamo le tende». E così hanno fatto. Prima erano insorti i nostri deputati e consiglieri di Fratelli d'Italia che vedevano nel «no» del soprintendente un sopruso ai danni delle gloriose penne nere: l'Arena - hanno detto - non è di Tinè-Tinò ma dei veronesi ed è ora di finirla con istituzioni arcaiche come le soprintendenze. Meglio far da soli. Da soli proprio no. Ricordo di quando la Bra era un circo e vi si tenevano il Palio del Formàio, rodei simil-western, corse con i sacchi, tornei di tiro alla fune. A quei tempi la soprintendenza non metteva lingua ma fatalmente col tempo, secondo i parlamentari «patrioti», si occupa del presente con una visione muffosa. Il Tinè-Tinò che armato di ramazza cerca di mettere ordine in un centro storico per decenni riempito di ogni schifezza appare come un reazionario. Che Tinè sia più Tinò che Tinè è probabile ma che debbano spadroneggiare la demagogia e il populismo sotto la veste di un malinteso patriottismo non è tollerabile. «Ghe vol 'na sforbezada» come dice il ragionier Dolimàn che pur l'è un vècio alpìn: Brunico, neve negli scarponi anche a Pasqua. Ma gli Alpini non sono il circo. Forse qualcosa di più per loro, anche per una semplice questione di buon senso, bisognava fare. L'Arena illuminata la meritavano.

Silvino Gonzato

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