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Il Giro sempre in Arena Il bareto raccoglie firme

Al bareto - scrive la Olga - si raccolgono firme. Si chiede che il Giro d’Italia si concluda sempre in Arena. Sulla petizione il ragionier Dolimàn è andato oltre appellandosi affinché anche la cerimonia di chiusura delle olimpiadi invernali debba essere sempre roba nostra, non esistendo - cito alla lettera - «sito più acconcio del nostro anfiteatro per ospitare i trionfi, tant’è vero che Radames la sua apoteosi la celebra sempre qui». El Tegolina e altri dodici hanno chiesto che cosa volesse dire "acconcio". El ragionier avrebbe aggiunto a Radames anche Zucchero e Ligabue ma ha desistito perché sennò il discorso sarebbe diventato troppo lungo e magari qualcuno non avrebbe firmato. Nel plaudere all’iniziativa, il filosofo-psicologo-sociologo Strusa ha dichiarato che non importa se il Giro invece di essere costituito da ventuno tappe ne preveda una sola, basta che sia l’ultima e che si concluda in Arena. Avendola accolta come una battuta, gli avventori hanno sganassato, ma non si è trattato affatto di una battuta bensì del logico punto di arrivo di un pensiero molto profondo, quasi abissale, scaturito da una delle solite immersioni del cervello del filosofo nel liquido amniotico della scienza speculativa. La raccolta di firme sta andando alla grande. Hanno già firmato, tra gli altri, tutti i candidati a sindaco, una donna incinta, due suore cicliste, Radames, il cantante rap Jack Metano e un turista uzbeko. L’Arena è la nostra meraviglia, come lo sono le piramidi per l’Egitto e la grande muraglia per la Cina. Ma per esistere deve essere riempita, rimbalzare sui canali televisivi, essere baciata dai satelliti che le passano sopra. Devo dire che l’averne fatto luogo di arrivi straordinari, di tappe finali di eventi superlativi è stata un’idea che vale mille Ligabue. Il mio Gino mi prega di scrivere che domenica, all’epilogo del Giro, ci sarà anche lui in Arena, vestito da ciclista Anni Trenta, col copertone a bandoliera come Binda. «Gino, a ci vuto che ghe interessa?». Ma intanto l’ho scritto ed è contento. Me marì l’è come un buteléto e più el diventa vècio più el va indrìo cul. Da una panchina della Bra ammiro l’Arena illuminata di rosa, bella da leccare, mi smuove i succhi gastrici, è una torta sontuosa. Anch’io ho firmato la petizione.

Silvino Gonzato

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