opra gli Stati Uniti. «No l'è che el vin el ve faga bruti schèrsi?» ho chiesto al mio Gino che mi stava mettendo al corrente di quello che, secondo lui, è un fatto incontrovertibile. «El balón de ieri sera - mi ha risposto - el l'à visto anca frate Elpidio ch'el bée aqua de vissì e ch'el passa dal bareto solo par la questua. Avarìa voluo che te ghe fussi sta anca ti, Olga: el balón, iluminà dal sol del tramonto, da bianco che l'era, l'è diventà rosa come la to camìsa da note». La mia perplessità era fondata sulla circostanza che i palloni cinesi li vedessero solo gli avventori del bareto ed esclusivamente nello spicchio di cielo sovrastante mentre nessun altro in città ne dava notizia mandando le foto a L'Arena. Dal mio pontesèl, guardando per aria, non si vede alcun pallone, solo la Luna e le stelle e qualche usèl nero ch'el vola de traverso, forse grole. So che el ragionier Dolimàn ha telefonato alla Nasa ma che ha trovato sempre occupato come il centralino del Cup e che l'avventore cinese Tan, detto Tano, ha confermato senza alcuna ombra di dubbio che i palloni vengono fabbricati a Canton e ha aggiunto che vengono lanciati da una base segreta a Valdobbiadene e che è da qui che partono anche per l'America. Da ciò el Tegolina ha dedotto che anche i palloni che si vedono sopra al bareto siano diretti oltreoceano ma resta inspiegabile che siano visti solo dagli avventori del bareto e dal sobrio frate Elpidio. Il frate può avere delle visioni mistiche ma non si può dire altrettanto del Brusalitri, del Rufa e del Toni Sogàra che, essendo campioni di siràche, gli è precluso tutto ciò che attiene alla sfera divina. Insomma, è un bel mistero. Volendo imitare Biden, el Surla ha tentato di buttare giù un pallone col tappo di un Lambrusco ma, avendo fallito, si è evitato che i rapporti tra el bareto e la Cina degenerassero. «No stémo a far i mona - lo ha rimproverato el ragionier Dolimàn - Gh'è zà tanto casìn nel mondo sensa che se ghe metémo anca noaltri». (...)
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