Radio Good Morning San Zen - scrive la Olga - ha intervistato alcuni avventori del bareto in merito al dilemma che sta assillando sindaco e assessori: mantenere i mercatini di Natale in centro storico o spedirli tutti in Lungadige San Giorgio e all'Arsenale liberando piazza Dante e il Cortile Mercato Vecchio? L'idea del Comune sarebbe quella di sbolognarli oltre l'Adige nella speranza di scongiurare l'assalto al centro città da parte di indomabili masse di visitatori come succede ogni anno nei giorni dell'Avvento. Tanto più che quest'anno a fare da tappo a sud c'è lo sciagurato cantiere di via Città di Nimes che già adesso, nelle ore di punta di giorni che dovrebbero essere di normale viabilità, paralizza il traffico. Ovviamente il Comune dovrà pelare la gatta di chi si opporrà allo sfratto, cioè gli organizzatori dei mercatini e la Confesercenti, la quale ultima si dichiara per ora «in modalità ascolto» come i fedeli durante la trasmissione radiofonica della Rai «Ascolta, si fa sera». El bareto è abituato alle incursioni di Radio Good Morning San Zen ma l'intervistatore è capitato nel momento in cui gli avventori stavano esprimendo il proprio parere sulla spiegazione data dal Comune riguardo al tappo da damigiana di Verona Sud, colpa anche «della concentrazione di scuole in centro città», un dettaglio che Palazzo Barbieri sembra aver scoperto solo adesso. «Làssene finir e intanto béete un goto» ha urlato el ragionier Dolimàn al cronista che comunque si è detto ben disposto ad attendere pazientemente. «E adesso fàne le domande che te vol» ha detto el ragionier dopo che el bareto ha votato all'unanimità lo spostamento delle scuole dal centro alla periferia. Alla domanda se gli andasse bene il trasferimento dei banchéti al di là dell'Adige el Toni Sogara ha risposto che però così la città «la se imbùga sia de là che de qua». A sua volta intervistato, el Bepo Furia ha detto che dei mercatini de Nadàl non gliene frega niente ma che se gliene fregasse qualcosa li vedrebbe bene alla Spianà, «fora dai bai». El ragionier ha fatto un discorso complesso che, tradotto in un concetto semplice, si può così riassumere: mentre per i foresti i banchéti de Nadàl sono l'occasione per una gita, per i veronesi sono più 'na desgràssia che un beneficio perché per loro il centro diventa una baraonda che li espropria dei loro spazi abituali, per non dire vitali. «Vitali! Vitali!» ha urlato el Tenca agitando le braccia e rovesciando il fiasco sulla minigonna della barista Beresina. «Uno per volta» raccomandava il cronista perché tutti volevano dire la loro e si strappavano il microfono dalle mani. «Si, però, me moiér la dise che sensa banchéti in piàssa el Nadàl el móre» ha protestato timidamente el Noselìna. Ma siccome il Comune non ha ancora deciso nonostante i tempi siano stretti come le braghe del mio Gino, lady Noselìna può ancora sperare.