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I bus turchi e il palo di San Michele

Una volta, tanti anni fa - scrive la Olga - a San Michele, frazione di Verona, poco prima del passaggio a livello poi sostituito dal sottopasso, c’era un cartello con la scritta “Attenti al treno”. Tutti o quasi stavano attenti al treno che sfrecciava fischiando ma i ciclisti, nella curva in discesa prima della sbarra, traditi dalla forza centrifuga, andavano spesso a sbattere contro un palo della luce alla loro sinistra. Il Comune pensò allora di attaccare un cartello anche al palo che alla prova dei fatti era più pericoloso del treno, un cartello con l’avvertenza di stare attenti al palo. In realtà la scritta aveva una lacuna ortografica, all’”Atenti” mancava un “t”, roba da poco considerato che tutti parlavano in dialetto e che comunque il salto della doppia non ne impediva la comprensione anche da parte di chi avesse parlato solo l’italiano. Non fu colpa quindi dello svarione se i ciclisti continuarono, e con un’ostinazione ancora maggiore, ad andare a sbattere contro il palo ma della loro curiosità di vedere cosa ci fosse scritto sopra. Il ricordo mi è affiorato alla mente dopo aver letto che sugli autobus di Legnago, quelli elettrici fabbricati in Turchia, c’è un avviso agli utenti che è un campionario di errori da far inorridire perfino un bambino di prima elementare. Errori di ortografia, grammatica e lessico che però, a differenza del palo di San Michele, non sono pericolosi se non per le mascelle degli utenti troppo sollecitate dalle risate. Utente che nella tabella con le istruzioni per la ricarica del telefonino direttamente sull’autobus - una figata, direbbe la mia amica Elide - viene storpiato in “unte”, cioè da sostantivo diventa attributo che mi viene subito da associare alle frìtole oppure ai bomboloni de piassa Erbe. L’Atv si scusa: i turchi consegnano gli autobus completi di indicazioni di bordo. Considerazione personale: se ci mettessero sopra anche l’autista, l’Atv non avrebbe problemi di cronica carenza di personale. Sul cartello la parola dispositivo diventa sipositivo che non ha riscontro in nessuna lingua, neanche il turco, mentre la voce verbale “verificarsi” si storpia in un acrobatico “veridifarsi” che però, secondo il linguista del bareto, il professor Scalcagnato, potrebbe essere un neologismo corrispondente a “farsi vero”, passare da uno stato di menzogna a una condizione di verità. Non si sa chi sia il turco autore del cartello, se ha i baffi alla turca, se fuma come un turco, se porta le bragone alla turca, e poco interessa saperlo, ma si sa chi sono i dirigenti dell’Atv i quali prima di mettere in circolazione gli autobus avrebbero potuto controllare che tutto fosse a posto, comprese le indicazioni di bordo. Perché dare dell’unte all’utente è una macchia che non si estingue strofinandovi sopra uno straccetto imbevuto di Trielina. Mi dicono che il cartello è stato tolto dopo la protesta di un “unte”.

Silvino Gonzato

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