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Finalmente il silenzio. Tace la politica caciarona

Al bareto c'è un cartello che vieta di parlare di politica - scrive la Olga - e questo vale anche per il politologo Scoatìn dell'università di Cavaión nonostante tra gli avventori ci fosse molta attesa per il discorso che aveva preparato sulle elezioni di domani. «Podì parlàr de tuto, de dòne, de balón, de cavài, de quel'ostia che volì ma lassè fora la politica»: il proprietario, l'Oreste, era stato chiaro già qualche settimana fa dopo che il cavalier Marandèla e il cavalier del Recioto, Toni Graspìa, si erano scontrati su Calenda, venendo anche alle mani con notevole spargimento di Torbolìn. «E a mi me toca sugàr» aveva protestato la Beresina che aveva subito sparso la segatura per terra e maneggiato la scopa con le consuete grazia e malizia. Ma, riaffiorando di tanto in tanto la politica tra un discorso e l'altro, l'Oreste, temendo altri scontri e altri spargimenti di Torbolìn, ha affisso il tassativo cartello. Gli avventori che vogliono parlare di Calenda o della Meloni o di altri, possono pur sempre uscire in strada, cosa che non succede perché di politica nessuno discute più, nemmeno un accenno. A dire il vero, a parte il cavalier Marandèla e il cavalier del Reciòto, Graspia, nessun altro è mai sembrato appassionato al tema, tanto più che la televisione - e non parlo solo del bareto - ha nauseato tutti con i suoi tolk sció urlati e rissosi che ci ha propinato per settimane. «La sarà finìa anca co' ste elessión» mi lamentavo col mio Gino. Giravamo canale ma la pietanza («La m...» dice più propriamente il mio Gino) era sempre la stessa. Le stesse face da tòla passavano da un canale all'altro, più intente a baruffare tra di loro che a tentare di convincere il pubblico sulla validità delle loro confuse e spesso strampalate idee. Da ieri è calato per legge il silenzio elettorale e finalmente respiriamo. La disaffezione (se mai c'è stata affezione) alla politica è colpa anche della televisione caciarona e chiassosa che confonde, disorienta, esaspera e butta tutto in spettacolo da basso circo invece di informare. Quanto ci mancano le sobrie tribune politiche di Ugo Zatterin! «Te le ricòrdito, Gino?». «Eccome! El fazèa le imitassión dei politici». «No, quel l'era Noschese». Domani, dunque, si vota. Il mio Gino mi porterà al seggio sul stangón della bicicletta.

Silvino Gonzato

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