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La posta della Olga

El Gino, i calséti sbusi e la tredicesima già spesa

Lo sento da come gira la chiave nella serratura - scrive la Olga - se il mio Gino ha bevuto quel bicér de vin in più che gli fa varcare il confine tra la sobrietà e la ciucca. Oggi è abbastanza sobrio ma sa di cane bagnato, piove e dal bareto a casa se l’è presa tutta. «Te me bagni el pavimento» gli urlo. «Te netarè» mi fa con piglio maschilista. Pur non essendo ubriaco, lo fermo prima che butti il soprabito gocciolante sull’albero di Natale scambiandolo per l’attaccapanni. «No l’ò visto, l’èto fato ancó?» si scusa e mi racconta che al bareto sono tutti euforici perché arrivano le tredicesime. «Mèio che le ariva pitosto che no le ariva - gli dico - ma gh’è poco da far baldoria parché iè schei che iè sta zà spesi coi aumenti, coi debiti che è sta fato par pagàr le boléte, le rate dei mutui e tuto quel che gh’è andà drio». Il mio Gino si leva anche le braghe, dalle tasche gli escono dei rivoli di acqua piovana e si siede vicino al termosifone. Mi dice che le tredicesime dei veronesi ammonteranno a 720 milioni di euro e che al bareto el ragionier Dolimàn sta facendo i conti di quanto toccherà a famiglia. «Te si così stupido quando no te béi - gli dico - ma me par che anca el ragionier el ghe le méta tuta. Da quando in qua le tredicesime iè le stesse par tuti? Noaltri ciaparémo la solita miseria». Gli elenco i debiti che abbiamo fatto, gli ricordo che per pagare le bollette abbiamo risparmiato perfino sulla carta igienica e che volevamo dare in pegno il comò per comprare la lavatrice nuova. Gli ricordo che per Natale dobbiamo fare il regalo al tale perché non si può farne a meno, alla tale perché se lo aspetta, alla Elide perché il suo ce lo ha già fatto e bisogna ricambiare. «Vorà dir che mi e ti no se regalarémo gnente» mi fa come se avesse trovato la soluzione a tutto. «Te gh’è bisogno de un par de calséti - gli urlo - se no te vol passàr el Nadal col deolón fora». El me fa de pecà el me Gino, l’è come ‘na creatura. «Alsa i pié - gli dico - che passo el strassón».

Silvino Gonzato

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