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La posta della Olga

El Birba racconta le piene

Quando racconta, - scrive la Olga - el Birba, il decano del bareto, non alza mai lo sguardo dal bicchiere di rosso che avvolge con entrambe le mani sul suo tavolo d’angolo, il tavolo del poeta come lo chiamano gli avventori perché el Birba è soprattutto poeta. La prevista nuova piena dell’Adige lo preoccupa ma gli occhi sul bicchiere non sono un indizio del suo stato d’animo bensì di timidezza, la timidezza dei poeti. Lui le piene e gli straripamenti del dopoguerra li ricorda tutti. «Quatro novembre milenovesentosessantassiè, Trento l’era soto acqua, Verona cità la l’à scampà ma iè andà sotto Basso Acquar e i campi. Apena me pare l’à vèrto la porta, n’onda sporca la n’à portà rento ‘na cavra e sié galine. Sémo sta fortunà ma non come el Roaròto ch’el s’à catà ‘na vaca in cantina, sié quintài de bistèche». Mentre el Birba racconta, la Beresina, di tanto in tanto, mette fuori la testa dalla finestra dietro il biliardo e informa gli avventori sulle condizioni meteo: «Pióe poco, pióe a séci, sgossìna, adesso scomìnsia el vento…». Il vento, prima che la Beresina chiuda rumorosamente la finestra è già entrato e ha fatto le onde nei bicchieri. Il cinese Tan, detto Tano, è a Trento con l’Apecar per una consegna di un carico di anguille ma non telefona. L’accordo era che di tanto in tanto desse un’occhiata all’Adige e che telefonasse per un ragguaglio perché se le cose fossero andate male a Trento, sarebbero andate peggio a Verona. El Birba racconta che un mese dopo l’alluvione del Sessantassié un grosso contadino bussò alla porta e chiese se per caso qualcuno di casa avesse visto ‘na cavra e sié galine. «Le galìne le avéimo magnà tute e la cavra l’era in frizer, ma émo fato finta de gnente, solo che n’è vegnù el scagasso a tuti e…». El Toni Cóa lo interrompe per dire che le piene vengono ogni anno e che dal Sessantassié l’Àdese no l’à più spanto ‘na góssa. «Gnanca ‘na góssa» conferma el ragionier Dolimàn rovesciando e scrollando il bicchiere vuoto.

Silvino Gonzato

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