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E sarà Veronaland grazie solo all’Arena

Ho appena letto il giornale che annuncia il tutto esaurito per i quattordici concerti di Zucchero, per quello dei Maneskin e per tutti gli altri in programma fino a fine settembre - scrive la Olga - e mi chiedo: «E se no ghe fusse l'Arena?». Ma siccome l'Arena c'è ed è la principale rendita su cui campano albergatori, ristoratori, baristi, piassaròti, venditori di patacche e ricordini e tutti quelli che fanno i schèi col turismo, ritiro la domanda ma mi aspetterei di vedere tutti questi, a turni concordati, spolverare ogni giorno con una strassa le antiche piére, magari basàrle per gratitudine, e passare l'òio sui cancelli e lustrarli, ramazzare il vallo e lucidarne l'acciottolato, intonando cori ispirati dall'entusiasmo per l'affabile corvée cui si sottopongono volontariamente e devotamente. Purtroppo né io né il mio Gino abbiamo mai visto all'opera uno che sia uno di questi lautamente beneficiati dall'Arena né ci risulta che destinino una pur piccola parte dei loro guadagni alla manutenzione dell'anfiteatro o all'allestimento delle scenografie o all'acquisto di un cammello per l'Aida. E se no ghe fusse l'Arena? Ho già ritirato la domanda ma mi ritorna in mente. Ci sarebbero meno alberghi, meno ristoranti, meno tutto. L'ex sede dell'Unicredit non sarebbe mai stata destinata a diventare un nuovo hotel della catena americana Marriot. Non ci sarebbe neanche il masterplan dell'architetto Folin che ha una visione turistica della città a scapito dei residenti. Il turismo prima di tutto e che i residenti i se ciàva, come dice il mio Gino. Che i vaga a star alle Ca' Roèrse o sui monti se no ghe piàse la Veronaland del masterplan del venessiàn Folin. Intanto però si comincia col turismo strasso del concerto di Zucchero, più sacchi a pelo che prenotazioni alberghiere ma è comunque già qualcosa dopo i quaresimali due anni e mezzo della pandemia. Il popolo dei concerti ha già occupato la città da ieri, zaino-cambusa sulle spalle e cavàl delle braghe all'altezza dei zenòci. Ma il delirio avrà il suo apice giovedì con i Maneskin che mi sono simpatici come le ortìghe, mentre al mio Gino piace solo Victoria, la bassista morbinosa. Più gente entra e più bestie si vedono. La filosofia per ora è questa, in attesa del turismo di lusso.

Silvino Gonzato

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