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La posta della Olga

E dal teatro un grido «No ne piase el Nadàl!»

In contemporanea con la prima della Scala - scrive la Olga - al nostro teatro, El Masesìn, è andata in scena l’opera lirica in tre atti e relativi intervalli “El mànego de la scóa”, la prima e forse l’ultima del Ciupa del bareto, ripresa interamente da Telecaroèrse. L’ingresso, gratuito, era riservato unicamente ai poveri, ai depressi, ai frusti e ai diseredati che sono le categorie che più soffrono nel periodo natalizio. Giocoforza, per la scarsità dei finanziamenti, i cantanti hanno dovuto sdoppiarsi cosicché il baritono ha dovuto fare anche il soprano e il basso si è esibito anche nel ruolo che avrebbe dovuto essere di una contralto polacca cui è stato disdetto il contratto. All’ingresso un cammello antidroga ha annusato tutti gli invitati che sono risultati “puliti” tranne el Rufa che è stato mandato a casa a lavarsi. Non c’è stata alcuna polemica su a chi toccasse il palco reale allestito con dei tubi di impalcature edili. Tutti hanno concordato che spettasse al Bagolìn e alla consorte, salario da operaio sotto i nove euro all’ora e undici figli, tutti in casa; alla Fedora, rovinata dal Gratta e vinci, alle sorelle gemelle e zitelle Alda e Elda Strapuntìn e all’immigrato africano Lulelè. Un minimo sbandamento si è verificato quando dal loggione qualcuno, identificato poi dalla Digos come Joe Moltón, ha gridato «Viva la Maria tetona!» e tutti si sono chiesti rumorosamente se la Maria Tetona, non presente in sala, fosse fascista o antifascista perché oggi va così, o si è da una parte o dall’altra e non ci sono vie di mezzo. Un successivo grido «No ne piase el Nadàl!» partito dalle ultime caréghe della platea ha messo d’accordo tutti. L’opera avrebbe meritato di essere fischiata ma, considerata la gratuità, c’è stato qualche applauso. Il più applaudito di tutti è stato però el Bagolìn, venti minuti di battimani, quanti dedica La Scala ai suoi beniamini in smoking o in pelliccia, a conferma che la solidarietà tra i poveri e i negletti non ha nulla da invidiare a quella tra i ricchi e famosi.

Silvino Gonzato

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