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Dopo il Covid e la guerra l’allerta rossa non fa paura

Incontro la Fedora - scrive la Olga - e non faccio in tempo a salutarla che, col tono di chi anticipa una clamorosa notizia pensando che non sia ancora di dominio pubblico, mi dice: «Sémo in alèrta rossa». Subito penso alla Russia. A cos'altro dovrei pensare? A una improbabile nuova ondata di Covid? All'Àdese in suta che ha rotto gli argini? Allerta rossa per me vuol dire una sola cosa: che Putin, in collera dopo la visita della Meloni a Zelensky, ha dichiarato guerra all'Italia e sta per mandarci i carri amati. «L'èto sentìa al telegiornàl?» chiedo tutta un tremàsso alla Fedora. «No - mi fa - el me l'à dito el Miòla ch'el laóra in municipio. El smog no'l cala e alora el sindaco l'à deciso che da l'alerta arancione se passa a quela rossa, la massima». La mando a quel paese. «Te m'è spaentà par gnente» le dico. Infatti sono convinta che dopo l'Inferno di due anni di Covid, con la guerra alle porte, le bollette assassine e persistendo l'inflazione che cala ovunque ma non a Verona e patendo la mancanza di medici a cui si aggiungono le attese chilometriche per visite ed esami all'ospedale, ai veronesi poco importi se, in fatto di smog, da arancioni che erano sono diventati rossi. Se ci terrorizzava la progressione della scala di colori del Covid, il semaforo dello smog ci fa le garìssole, tanto più che sono più numerose le deroghe che i divieti. Essere in zona rossa ai tempi in cui il Covid imperversava voleva dire sospensione dalla vita, tamponi fai-da-te al primo starnuto, porte sbarrate da dentro col cadenasso, strade deserte e spettrali, veglia al nonno che ai primi sintomi si doveva telefonare che lo venissero a prendere con la sirena. E, con tutto ciò che soffriamo per altre disgrazie, la Fedora mi dà notizia dell'allerta rossa perché le polveri sottili non calano e il Comune, per contromisura, tacón ideologico, tiene ferme le auto di chi va spasso (i pensionati) non di chi lavora, cosicché la mole del traffico è sempre la stessa. È chiaro che lo fa solo per scarico di coscienza ambientalista poiché è dimostrato che non serve a un ciùfolo e che bisognerebbe tornare all'Età della Piéra per avere l'aria pulita. La Fedora mi dà ragione anche se dice che io butto tutto in vacca. Le rispondo che butto in vacca tutto quello che puzza del rancido dell'ipocrisia per combattere la quale ci vorrebbe ben altro che un'allerta rossa.

Silvino Gonzato

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