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Dalle rotaie ai cappotti Le imprese frenano

Non dovrebbe essere una questione filosofica - scrive la Olga - anche se il nostro filosofo Strusa sta alacremente scavando nella dottrina del massimo pensatore indiano Mudàn Mudandàssa, di cui è un devoto seguace, alla ricerca di qualche illuminata teoria secondo la quale i treni potrebbero fare a meno delle rotaie. La sua indagine è conseguenza del fatto che finora tutte le aste per binari, traversine e scambiatori della Tav (treno ad alta velocità) della tratta Brescia-Verona sono andate deserte, non per mancanza di interesse da parte delle imprese per le decine di milioni in palio ma perché in tempi di sempre più vertiginosi rincari delle materie prime e dell'energia rischiano di smenarci o, ben che vada, di guadagnarci una pipa di tabacco. Saranno trent'anni che sento parlare della Tav e ogni volta c'è qualcosa che non va, tanto che mi è venuta a noia. L'opera dovrebbe essere pronta prima delle Olimpiadi invernali del 2026, in cui Verona con la sua Arena, ospitando la cerimonia di chiusura, avrà un ruolo da protagonista, ma se non si trovano le rotaie, si può sperare solo in una soluzione filosofica, sempre che el Strusa la peschi nei 162 tomi del Mudandàssa scritti in sanscrito. Per la Tav - un treno così veloce che smonti prima ancora di salire, secondo la spiegazione data dal ragionier Dolimàn al mio Gino - sta insomma succedendo ciò che avviene per il superbonus edilizio. Qual è quell'impresa che vi si avventurerà sapendo che senza un freno alla lievitazione dei prezzi dei materiali non sarà la cuccagna sperata? E se sarà comunque cuccagna per l'impresa, ci sarà un solo condòmino che, pur avendo già votato per il cappotto, accetterà di pagare la differenza tra la previsione di costo iniziale e il conto finale, considerato che gli è stato detto che non avrebbe dovuto tirare fuori gnanca un tanìn dalle proprie tasche? Vivendo in tempi in cui non si trovano le rotaie per i treni e scarseggia perfino la carta igienica, io ci andrei cauta a impelagarmi in avventure che possono rivelarsi più urticanti delle ortìghe. Dovendo già pagare le bollette il doppio dell'anno scorso, non vorrei che mi arrivasse anche il conto del cappotto. Andè a ramengo.

Silvino Gonzato

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