<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
la posta della olga

Così il traffico trova sfogo sulle Toresèle

Da quando, in aprile, è stato aperto il cantiere per la filovia di via Città di Nimes che ha sconvolto il traffico con ripercussioni in tutta la città - scrive la Olga - la strada delle Torricelle, da Valdonega a Porta Vescovo, è diventata a tutti gli effetti una circonvallazione, pur non avendone le caratteristiche né la vocazione. Stretta e sinuosa, senza la linea di mezzeria, era abituata a serpeggiare tra i cipressi, spesso solitaria, il che, se si può attribuire un’anima alle strade, penso che le facesse piacere ritenendosi nella condizione privilegiata di essere risparmiata dalla gran confusione in cui vivono le consorelle maggiori della città. Ma un brutto giorno ha cominciato a vedere crescere il traffico in entrambe le direzioni, via via sempre più consistente nei giorni e nei mesi seguenti, un traffico che nelle ore di punta diventa insopportabile, auto ma anche camion e corriere che si incastrano nelle curve a raggio limitato. Gli schiaffi dello spostamento d’aria non danno tregua alla vegetazione che l’accompagna per tutto il suo corso, scarmigliandola e impolverandola. «Son la strada de le Toresèle - direbbe se potesse parlare - lassème fora dai bàgoli, lassème in pace». E maledirebbe il cantiere, ci l’a cunà e ci lo sta cunando prospettandoci chissà quali meraviglie quando entrerà in funzione la filovia. Ma non ci sono alternative. Anch’io e il Gino, quando dobbiamo andare da borgo Venèssia a borgo Trento o viceversa prendiamo la strada delle Toresèle, «Atento al speéto» dico a mio marito ogni volta che incrociamo un’altra auto. «Bùtete ne la sésa» gli urlo quando incrociamo un Suv smargiasso. «Bùtete nel campo» sbraito quando si materializza un camion o una corriera. Quando poi, come nei giorni scorsi, in città c’è anche il Tocatì, diventato intoccabile come il lancio del nano in Canada specie adesso che è patrimonio dell’Unesco, la strada delle Toresèle è trafficata come viale Venezia. Prima che, suo malgrado, si spoetizzasse diventando una circonvallazione, la strada che scavalca la collina aveva per me qualcosa di mistico, e non c’entrano le proprietà dei preti e delle suore che si nascondono nel verde. Mi sembrava che mi portasse in alto verso qualcosa che nutrisse lo spirito (c’entrava anche la suggestione dei cipressi sagomati a frati cappuccini), non lo spirito degli alcolici che si consumano nelle discoteche dall’altra parte della collina, ma qualcosa che ha a che fare con l’isolamento ascetico, con la meditazione. «No te par Gino?» chiedevo a mio marito. «No ò mia beù bastansa par dirte che gò la stessa impressión» mi ha risposto un giorno. Oggi è cambiato tutto. Scoperta la via delle Toresèle, il traffico non diminuirà neanche quando saranno finiti i lavori per la filovia. E dovremo continuare a stare attenti agli speéti.

Suggerimenti