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La posta della Olga

Così i notabili del bareto vorrebbero il carnevale

di Silvino Gonzato

Al bareto - scrive la Olga - l’architetto Mastegabrodo ha posto una questione niente affatto irrilevante. «E se il carnevale veronese fosse un po’ più veronese?» ha detto. El Pigna ha chiesto che cosa volesse dire «parodiasse». El Scatolìn ha detto di essere d’accordo col Mastegabrodo ma che non dovevano essere escluse le ballerine brasiliane di samba, tanto più che è dubbio che vengano dal Brasile. El cavalier Marandèla ha convenuto che nel nostro carnevale c’è poca storia, poca attualità e molta geografia, nel senso che - ha spiegato - ha voluto internazionalizzarsi senza prima approfondire la propria identità. A questo punto el ragionier Dolimàn, condividendo la tesi del Mastegabrodo, ha detto cosa farebbe lui se fosse il regista del carnevale. «Vien qua - ha detto al Toni Cóa - Ti, che te gh’è le tirache, fa finta de èssar el cantiér de la filovia. Dai, móete». «E cosa devo far?» ha chiesto el Toni Cóa. «Rebaltàr i tàoli e le caréghe e dir che te lo fè par la mobilità sostenibile e inteligente». Poi el ragionier ha chiamato el Gelmo. «E ti fa finta de èssar l’Arsenàl. Te te méti un cópo in testa e te disi che la grande opera è quasi pronta. El Tegolina si è fatto avanti senza essere chiamato. «E mi - ha detto - fasso el Central Park» e, infilatosi due sedani nelle orecchie, ha allargato le braccia a significare la vastità del progetto mai partito. «E ti te fè el Traforo» ha detto el ragionier alla Beresina la quale ha chiesto «E cosa devo far?». «Gnente, tanto se capìsse». «E ti te fè el smog». E el Raspa, tuto infrusinà e tossendo, ha fatto lo smog. L’architetto Mastegabrodo, alla fine della sfilata delle opere incompiute o mai partite, si è complimentato col ragionier: «Ecco il carnevale che vorrei, satira e ironia di casa nostra».

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