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La posta della Olga

Com’è cambiata la figura del ladro

Oggi - scrive la Olga - i ladri non hanno paura di niente. Appartiene ormai al passato l’iconografia del ladro che cammina sospeso e ingobbito, attento a non far rumore e a non dare nell’occhio. Oggi se decide che per rubare un quadro fa prima a portarsi via l’intera parete, non ci pensa due volte, la svelle e la carica, con l’aiuto di complici, sul camioncino in attesa, il quadro lo staccherà dopo. La quasi certezza di sfuggire alla cattura lo ha reso spavaldo, incurante di ogni precauzione. E così se ne va l’antica figura romantica (ma non per i derubati) di una categoria che aveva il proprio codice comportamentale, perfino un’etica rispettabile e rispettosa, come conferma l’ex ladro del bareto, Charlie Gramegna, il ladro galantuomo del quartiere che da poco ha appeso la mascherina al chiodo, non per ravvedimento ma a causa di una invalidante artrosi. Una riprova del mutato modo di agire dei ladri la si è avuta venerdì sera a ora di cena quando tre farabutti d’importazione sono entrati nell’appartamento di un condominio di San Michele con attrezzi da muratore e, a colpi di mazza, hanno divelto la cassaforte dal muro. I proprietari non c’erano: avendoli spiati, hanno atteso che fossero usciti. Il pim-patapum sulle prime ha fatto pensare a lavori fuori orario, poi si è capito che erano ladri, comunque fuori orario, quando un condomino del palazzo di fronte gli ha gridato «che c… fate?» e uno dei delinquenti, affacciatosi alla finestra, gli ha risposto «Fatti i c… tuoi». Una ditta di ladri in divisa nera, non neri per caso, particolare che la dice lunga sulla trasformazione, anche dal punto di vista formale, della categoria che ora fa leva anche sull’orgoglio di appartenenza e sullo spirito di classe, tutte cose che ai tempi, pur recenti, di Charlie Gramegna, non esistevano. I nuovi ladri non si preoccupano di mostrarsi, la loro sfrontatezza è tale da permettersi di urlare a chi li scopre «Che c… vuoi, lasciaci lavorare». Già, dopo tutto è un lavoro come un altro.

Silvino Gonzato

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