Class action per le mosche?

Leggo - scrive la Olga - che gli abitanti di Parona e Arbizzano hanno in mente di intraprendere una class action contro le mosche. Inforco gli occhiali entomologici e leggo meglio: la class action, cioè l’azione legale collettiva, non sarà contro le mosche ma contro i proprietari del salumificio andato a fuoco un anno fa e la cui area, non bonificata, è diventata la Mecca di uno degli insetti più fastidiosi e detestati. È evidente che una class action contro le mosche avrebbe aperto nuove frontiere nella millenaria lotta dell’uomo contro le insidie dei minuscoli esseri volanti. Non è ancora il momento dell’invasione ma con la prima afa estiva si ripeterà l’assalto dei mesi più caldi dell’anno scorso. Neanche al bareto da Oreste, che pur non ha nei dintorni attrattori di mosche, è ancora emergenza ma sono già apparse quelle strisce di carta adesiva che pendono dal soffitto e che stanno facendo le prime vittime. Uno dei passatempi che si praticano al bareto nell’atmosfera pigra dell’estate è la caccia alla mosca a mani nude. L’acchiappamosche più celebrato è il Lino Pessa da Pié che con le sue manone grandi come badili in una sola giornata ne abbattute quasi trecento, schiacciandole sul tavolo o ghermendole al volo. Le mosche, come ho letto nel libro “Anche le mosche hanno un cuore”, sono utili perché oltre che a servire da cibo ad altri animali, sono indispensabili per il riciclo della materia organica e quando le vediamo posate su una m… dobbiamo pensare che stanno lavorando per noi, ma il Lino Pessa da Pié non si pone il problema. Racconta el ragionier Dolimàn che all’Atollo di Moruri, dove ha un tucùl, una class action contro mosche e zanzare è finita in un nulla di fatto perché, appunto, è stata riconosciuta la funzione fondamentale delle une e delle altre, non solo ma chi uccide una mosca o una zanzara si becca sei mesi di galera. Nessuno riuscirà a farmi amare le mosche ma continuerò la mia resistenza passiva usando la moscaróla.