Bra meno esplosiva e tanghi in periferia

La festa di Capodanno in Bra senza botti e fuochi d’artificio - scrive la Olga - è un indizio di civiltà. Il filosofo Strusa dice che quanto più siamo piccoli di cervello tanto più abbiamo bisogno di far rumore per esprimerci. È possibile che lo Strusa abbia in qualche modo influito sulla decisione delle autorità di spegnere la Bra prima che si accenda ma questo non diminuisce il merito di chi ha deliberato in tal senso. Lo Strusa dice anche che cercare di arredare il cielo con ghirigori pirotecnici quando è già egregiamente fornito di stelle è un gesto di superbia. Il concerto dei finalisti di X Factor si svolgerà dunque senza contorno di petardi, di Mao Che bum, di Baracuda o di più miti castagnole, quelle che spara il mio Gino sul pontesèl. Ovviamente c’è il partito dei fóghi e il partito dei no-fóghi ma questi ultimi dovranno rassegnarsi a una Bra meno esplosiva e più rispettosa dei timpani e delle coronarie di uomini e cani. Ci sono già i botti, molto più pesanti e distruttivi, delle guerre che fanno salire ogni giorno la contabilità di morti innocenti in Ucraina e nella Striscia di Gaza, perché rievocarne stupidamente il tragico frastuono, seppur in scala molto minore? E poi vorrei dire una cosa: occorre mettere la museruola o, meglio ancora, bandire dai concerti in Arena e in qualsiasi altro luogo quei rappers che infarciscono i testi delle loro canzoni di oscenità e di inviti alla violenza contro le donne. Anche questi sono botti, e molto più pericolosi dei Mao Che bum e dei Baracuda. Il mio Gino mi dice che questo è un altro discorso ma invece non lo è. In ogni caso col divieto dei botti qualcosa si è fatto. X Factor in Bra per i giovani e tanghi, polke e mazurke nelle periferie per i vèci sono un buon menù per la notte di San Silvestro. Il mio Gino dice che però lui è tagliato fuori perché non sa ballare e che è geloso che io balli con gli altri, specie col Bepi Salarina che mi fa fare il tango col caschè. «Te si patriarcale» lo zittisco.