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La posta della Olga

Attenti alle buche. Negli Usa hanno l’app

Ogni volta che tiriamo fuori l’auto dal garage e percorriamo le disastrate strade della città - scrive la Olga - i sobbalzi e gli scrollamenti sono tali che i nostri organi interni ne soffrono. Colpa delle buche e, ovviamente, di chi avrebbe il dovere di stuparle e non le stupa. Ho letto che a Savannah, negli Stati Uniti, anche se da quelle parti le strade sono migliori delle nostre, hanno inventato un segnalatore di buche, un piccolo aggeggio montato sul parabrezza le cui telecamere scrutano e fotografano l’asfalto. Le immagini raccolte e assemblate vengono poi analizzate da un algoritmo e l’intelligenza artificiale le trasforma in mappe a uso dei manutentori. Il segnalatore, che avvisa anche della profondità delle buche, può essere installato anche dal singolo automobilista per uso personale. Il primo e unico segnalatore di buche della nostra città che io ricordi è stato el Gasparìn de San Zen che, nel mentre raccoglieva le cicche per strada con un bastone appuntito, per poi sbriciolarle e fumarne il tabacco in nuove cartine, annotava su un taccuino, per puro senso civico, le condizioni dell’asfalto e passava le informazioni ai vigili dai quali veniva sistematicamente snobbato. È al Gasparìn de San Zen che penso ogni volta che io e il mio Gino con la nostra auto finiamo in una buca e ci rimbalza lo stomaco in bocca. Ora però penso anche ai fortunati automobilisti di Savannah ma anche al lavoro che dovrebbe fare il segnalatore dalle nostre parti dove ogni giorno nuove buche si aggiungono a quelle esistenti e, appena credi di averne evitata una, finisci in un’altra più profonda e ti schizza via la dentiera o qualche altra protesi. Ociodevéro, il maestro del coro del bareto, si mette precauzionalmente l’occhio in tasca prima di salire in auto o sull’autobus. Ogni giorno si vedono stradini al lavoro ma non fanno che tacconare qua e là. È inutile quanto chiudere i buchi dell’Emmental.

Silvino Gonzato

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