Alla trattoria dai Onti tutto pieno per Natale

Per i regali di Natale - scrive la Olga - le previsioni dicono che spenderemo in media 249 euro a testa, altre previsioni dicono che ne spenderemo 186. Sto aspettando che i sondaggisti si mettano d’accordo per capire quanto dovrò spendere io. Intanto io e il mio Gino siamo andati alla Trattoria dai Onti dove abbiamo trovato la Onta più onta del solito e c’era la cavréta Natalina che si aggirava tra i tavoli puntando alle saliere. Abbiamo ordinato le solite trippe e abbiamo chiesto alla Onta, tanto per curiosità, se ci fosse posto per il pranzo di Natale. «Semo pieni - ci ha risposto - ma par voaltri, se volì vègnar, ve preparo un tàolo in cusìna». «Grassie, ghe pensaremo» abbiamo risposto. L’Onto, il marito della Onta, entrava spingendo una damigiana, poi un’altra, poi un’altra ancora. «Se portémo avanti par le Feste - ci fa la Onta - qua vien tuta gente che bée come voaltri». Ho precisato, un po’ risentita, che io non bevo e che semmai è il mio Gino che ci dà dentro. «Alora disémo che so marì el bée anche par éla» mi fa la Onta sollevando il grembiule onto per farsi aria. Il camino acceso butta fuori un gran caldo, il ceppo scoppietta e le faville, dopo un breve volo, si posano sulle trippe. Il giorno prima, sempre per curiosità, avevo telefonato a un po’ di ristoranti per chiedere se ci fosse un tavolo per Natale. «Tutto prenotato da un mese» è stata la risposta pur con minime variazioni cronologiche. «E meno mal che no gh’è schei» mi sono detta. E, comunque, senza aspettare Natale, basta buttare gli occhi dentro un ristorante, una trattoria o una pizzeria per capire che non c’è mai il vuoto. Che la crisi ci sia solo per me e il mio Gino? La Onta ci porta le pastefrolle. «Fate co’ le me mane» mi dice con un sorriso cariato. Ne do una alla cavréta che poi lecca le braghe al mio Gino. «Co’ tuta la gente che gh’è, proprio da mi te devi vègnar?» si scansa mio marito. «Forse te spussi da cavrón» dico io e lo annuso. «Sì, da cavrón».