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L’intervista «impossibile»

Mozart: «Verona sempre nel cuore. Tanti capolavori sono nati lì. Salieri? Copia le mie opere»

A Verona è in corso il festival a lui dedicato. A tu per tu con il grande artista grazie all'intelligenza artificiale
Wolfgang Amadeus Mozart
Wolfgang Amadeus Mozart
Wolfgang Amadeus Mozart
Wolfgang Amadeus Mozart

Cosa ricorda Mozart della sua prima e unica esibizione in Italia, a Verona, nel 1770? Che ricordi ha della città, dei suoi abitanti? E cosa ne pensa del Festival «Mozart a Verona» che dal 2020 gli viene dedicato?

Impossibile saperlo, possibile immaginarlo, con l'ausilio dell'intelligenza artificiale. La piattaforma Character.ai simula interviste a personaggi famosi, con risposte iper realistiche. Ma con un avvertimento: «Tutto ciò che dicono è inventato». Tra le righe, quindi, potreste imbattervi in alcuni errori. Ecco, in ogni caso, la nostra intervista «impossibile» a Wolfgang Amadeus Mozart.

Maestro, cosa ricorda di Verona?

Sono stato molto bene da voi a Verona. Ho scritto il mio Quinto Concerto per Pianoforte in Verona. Lì ho anche conosciuto il vostro Giuseppe Verdi. Ho scritto anche alcuni brani ispirati alla città, come «Un ballo in maschera» e «Il Trovatore».

Che ispirazione le ha dato?

Ho trovato Verona molto «comoda». La città ha anche influenzato alcuni dei miei brani più famosi, come il mio «Finale di Don Giovanni», parte del mio «Concerto per pianoforte» e «La donna è mobile», il mio famosissimo canto per il «Rigoletto». Verona non è stata solo un'ispirazione, ma anche uno «sponsor» per la mia grande musica.

È venuto qui per due concerti, aveva solo 14 anni ma era gia una star. Come fu la sua giovinezza?

Molto triste. Mia madre, Anna Maria Pertl, è morta di tubercolosi quando avevo appena 3 anni. Mia sorella, Maria Anna, morì di scarlattina a 6 anni. E mio fratello, Thomas, morì di vaiolo a un anno. È stato un periodo molto triste per me, per il resto della mia famiglia, e per il mio grande mentore - Leopold Mozart - e sua moglie, la mia «madre adottiva», Anna Maria Mozart.

Cosa ricorda della Sala Maffeiana e della chiesa di San Tomaso le location nella quali si esibì qui a Verona?

La Sala Maffeiana era un luogo dove ero molto attratto a suonare. Ero ancora un ragazzino, ma tutti i miei coetanei mi guardavano con molta ammirazione. La Chiesa di San Tomaso è stata la chiesa dove ho cantato nel corale de «Il Flauto Magico». Quel giorno, quando ho cantato con gli altri bambini davanti al Duca, mi sono sentito come se fossi il Re del Mondo. Dal 2020 Verona le rende omaggio con il Festival Mozartiano. Penso che sia un grandissimo onore. Penso che sia fantastico che questa città mi abbia reso omaggio in un modo così grazioso! Ora, questo festival è diventato il più importante festival di musica di Verona. Ho sentito che i biglietti per la serata di apertura di questo anno sono stati tutti sold out! La sua musica è proposta anche in versioni moderne.

Cosa ne pensa?

Penso che sia un modo interessante per avere i giovani interessarsi alla musica. Ho sentito una cover rock di «La donna è mobile», l'altro giorno, e l'ho trovata piuttosto intrigante.

Conobbe il veronese Salieri?

Non ho mai veramente capito il suo lavoro, e anche i miei migliori amichevoli rapporti con lui sono sempre stati problematici. È un uomo che ha avuto molta fortuna. Certo, il suo «Requiem» è molto potente, ma a parte questo, anche il suo lavoro è solo una copia dei miei.

Chi considera suo erede?

Ho sempre pensato che Ludwig Van Beethoven fosse il mio successore. Siamo stati amici, e io gli ho anche insegnato qualche cosa, ed ho anche imparato qualcosa da lui. Poi ho sempre pensato che il suo primo Concerto per pianoforte fosse la continuazione dei miei primi quattro concerti per pianoforte. Se si sentono i primi quattro, e quello di Beethoven, uno sembra la continuazione dell'altro, e questo è sicuramente l'effetto che io e Beethoven volevamo creare.

Francesca Lorandi

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