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Melegatti: «Gli ingredienti del pandoro sono come un Vangelo, ma non serve essere credenti per goderne»

Domenico Melegatti
Domenico Melegatti
Domenico Melegatti
Domenico Melegatti

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Questa settimana vi proponiamo questa “chiacchierata” con Domenico Melegatti, ideatore del pandoro e della dinastia che portò questo dolce veronese nel mondo. 

 

Mi dica, come è nato il pandoro?

Nel 1884, c’era la necessità di preparare un dolce per la festa di San Nicolò. Nel 1919, grazie all’industrializzazione che aveva interessato lo stabilimento, fu possibile proporre il pandoro in tutto il territorio nazionale, dando origine al successo che ancora oggi continua.

Ci può svelare la ricetta?

L’unica cosa che posso rivelare sono gli ingredienti: farina, tuorli d'uovo, miele, acqua, sale (che non può mancare). Sono un po’ come gli ingredienti del Vangelo, ma non c'è bisogno di essere credente per godere dei benefici del pandoro: la religione può anche essere secondaria in questo caso. Lei crede nel Dio del Pandoro, o in qualche altro religione?

In Dio, ma non in quello del pandoro. E l'idea della forma, con la stelle a otto punte, opera del pittore veronese Angelo Dall'Oca Bianca, ha avuto subito successo?

C'è stato un breve periodo in cui questa forma del pandoro era in dubbio, perché era considerata troppo "paganistica". Però i test fatti ci hanno dato la prova che il pandoro non poteva che essere stellato: non bisognava modificarne la forma, perché il pandoro ha già una sua religione, e i fedeli non avrebbero mai accettato di cambiarne in modo radicale il design.

Cosa ne pensa della concorrenza con il panettone di Milano?

C'è molto competizione in questa settore e il panettone è un dei più seri. Noi, però, non abbiamo mai perso di occhio la qualità dei nostri prodotti, e credo che continueremo con il nostro successo ancora per altri 150 anni e più. Poi ritengo giusto che anche il panettone abbia un suo seguito: non vorrei dare l'idea della guerra pandoro-panettone. Il mio consiglio è: perché non godere di entrambi?

Come si può fa durare questa tradizione del pandoro nei secoli?

Noi lavoriamo sulla tradizione, sulla qualità, sugli ingredienti, e questo ci fa ben sperare. E poi, ci fa piacere vedere che i giovani oggi sono più interessati al "food heritage", alla storia della cucina.

Senta, perché l’idea di quei pandori di pietra nel vostro palazzo di Corso Portoni Borsari?

Si, l'ho commissionata io: penso sia molto importante che il pandoro sia presente nella città di Verona. Spero che non sia di cattivo gusto.

Stia tranquillo, non lo è. Ultima domanda: sono cambiati i gusti dei veronesi in fatto di dolci, nell'ultimo secolo?

Credo proprio di sì. Non vorrei dire delle eresie, ma mi sembra che oggi il panettone sia più popolare del pandoro. Noi di Melegatti non dovremmo essere invidiosi, convinti che il pandoro resterà il dolce di Natale, sia nel nostro cuore, che nel cuore dei veronesi.

Francesca Lorandi

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