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Bollicine gialloblù

...ma adesso non sparate solo su Baroni

Il blog di Luca Mantovani
Mister Marco Baroni
Mister Marco Baroni
Mister Marco Baroni
Mister Marco Baroni

Negli Anni Settanta spopolavano nelle sale cinematografiche i film western «all’italiana». Spesso e volentieri, all’interno di fumosi saloon popolati da cow boy, nani e ballerine, spuntava un cartello con la scritta «Non sparate sul pianista».

Facciamo un salto indietro non solo nel tempo, ma anche in un’area geografica distante da noi. Nel vecchio e mitico Far West, quel territorio degli Stati Uniti che nel XIX secolo si riteneva area di frontiera, oltre che luogo privo di leggi, c’era l’abitudine di ospitare nei locali un musicista che allietasse gli avventori con il pianoforte.

Non di rado, però, si accendevano, risse e sparatorie fra i presenti che talvolta portavano conseguenze anche letali per il pianista. Perciò si diffuse l’usanza di appendere ai muri un cartello con la scritta «Please do not shoot the piano player. He’s doing the best that he can». Da lì l’espressione «Non sparate sul pianista» che negli anni è diventato un modo di dire molto usato nel nostro paese. Un consiglio, un’esortazione.

 

Le colpe di Baroni

Cosa c’entra il lontano West con l’Hellas in crisi. Poco o niente se non l’idea di appendere negli spogliatoi del centro sportivo di Peschiera - o Castelnuovo del Garda - dove i gialloblù sono in ritiro il cartello con la scritta «Non sparate su Baroni». Il tecnico ha indubbiamente delle colpe e dà uomo retto e onesto si è assunto tutte le responsabilità dopo la sconfitta con il Monza. Anche lui ha fatto degli errori, sicuramente la confusione che regna in campo è figlia di un’idea ancora vaga di quello che dovrebbe essere il suo Verona. D’altronde un tecnico che cambia undici formazioni titolari in undici gare non ha ancora definito una rotta ben precisa.

Non giocano a suo vantaggio neppure i cambi a partita in corso. Anche nella partita con i brianzoli, all’inizio della ripresa, quando la squadra aveva mostrato una buona reazione ha deciso due o tre sostituzioni che hanno tolto vigore alla spinta di Faraoni e compagni, mentre Palladino, il tecnico degli avversari, ha operato due cambi che hanno portato i biancorossi a chiudere la sfida. C’è qualcosa che non va anche dal punto di vista fisico. Sempre in ritardo sulle seconde palle, fragili nei contrasti, surclassati nel gioco aereo in mezzo al campo com’è successo con Pessina e Gagliardini che non sono certo due granatieri.

Per non parlare degli infortuni muscolari. Troppi, tanti, soprattutto nei primi minuti. Quello di Dawidowicz domenica scorsa è solo l’ultimo di una lunga serie. Breve scatto per una chiusura elementare in fallo laterale, mano alta, sostituzione «bruciata» dopo venti minuti. Anche i tempi di recupero degli infortunati, spesso sembrano eterni.

A proposito perchè Hien, il difensore più forte nella rosa del Verona, non è partito titolare se dopo venti minuti è entrato in campo e ha giocato tutta la partita? Infine una riflessione va fatta anche sui giocatori che vengono mandati in campo fuori ruolo. Terracciano è partito da esterno destro, ha giocato in mezzo al campo, poi sulla fascia sinistra ora nei tre centrali di difesa. Folorunsho ha fatto il centravanti di movimento, la mezzala, l’interno di centrocampo, lo stesso discorso vale per Duda o per Suslov. Bonazzoli è stato schierato da attaccante centrale, da seconda punta, da esterno nel tridente offensivo. Saponara, pezzo pregiato del mercato, è sparito dai radar. Sì, va bene, la duttilità è una qualità importante nel calcio moderno ma il troppo «storpia».

 

Le colpa dei giocatori

Però, al di là delle scelte tecniche e dei risultati negativi, nonostante la buona partenza, preoccupa soprattutto l’atteggiamento dei giocatori in campo e su queste doti il tecnico non può incidere più di tanto. Il campionato è duro, la salvezza è il primo obiettivo, nessuno regala nulla quindi grinta e umiltà devono essere alla base della prestazione.

Poi potranno venire il bel gioco, le geometrie assimetriche, le rovesciate e i colpi di tacco. Per strappare un risultato con squadre che hanno in organico giocatori più forti tecnicamente bisogna arrivare prima sul pallone, togliere spazio agli avversari, non farli respirare, non commettere errori gratuiti, non regalare giocate semplici. Tutto questo non s’è visto nelle ultime gare e la partita con la Juve è una cartina di tornasole.

Se a trenta secondi dalla fine una provinciale come l’Hellas pareggia zero a zero in casa dei campioni bianconeri deve alzare una barricata incrollabile sulla trequarti. Invece i nostri eroi - con una rimessa laterale a disposizione e la possibilità di difendere palla sul calcio d’angolo per far passare il tempo - hanno regalato palla agli juventini. Quindi la sfida con il Genoa avrà un’importanza fondamentale per Baroni ma dovranno essere i giocatori gialloblù a dimostrare sul campo chi sta dalla parte del mister e chi invece ha invertito la rotta. Forse è meglio farci un pensierino, la settimana prossima potrebbe essere troppo tardi. 

Luca Mantovani

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