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Bici e monti

Salita al «Naso di Napoleone»: un sentiero mozzafiato a picco sul Garda

Sul Naso di Napoleone

Salire sul monte Pizzocolo, indubbiamente uno dei migliori belvedere sul Garda, non è un’impresa, ma non ci sono percorsi brevi per raggiungere i 1.581 metri del «Naso di Napoleone». Il profilo aguzzo, inconfondibile, che si ammira dalla sponda orientale del lago - e che ai soldati francesi che a fine ’700 occupavano il basso lago richiamava il volto del loro imperatore - è una calamita per chi ama le montagne del lago. Da quello spigolo di roccia calcarea, proteso verso il cielo, nelle giornate limpide si vedono anche i ghiacciai del monte Rosa, oltre all’Adamello, al Gruppo di Brenta, al monte Baldo, agli Appennini, senza contare l’infinito arco seghettato di vette che dalle Prealpi bresciane si spinge fino alle Dolomiti.

 

Il percorso più classico è quello che da San Michele (Gardone Riviera) supera la località Colomber e raggiunge su stradina la località Verghere (563 m) dove si parcheggia. Costeggiando il torrente Barbarano si sale alla località Gemelle (960 m) da dove si può raggiungere il rifugio Pirlo (1.165 m), oppure direttamente il passo Spino, porta di accesso al Pizzocolo (circa 3 ore dalla base alla cima). I ciclisti, visto che questa è una ambita meta per tutti i biker, salgono invece sulla ripida stradina fra il Colomber e il Pirello (1.030 m) e da qui al passo Spino, dove si prosegue sulla sconnessa mulattiera che poi diventa sentiero che, costeggiando il Dosso Le Prade, si affaccia verso il lago e arriva in vetta.

Personalmente, preferisco salire dal versante di Toscolano, sfruttando la strada che passa per Maclino e Sanico, e prosegue fino alla località Ortello (croce e affaccio spettacolare sul lago), da dove si arriva a un piccolo parcheggio ai lati della strada (Ortello di Sotto, segnaletica). Il versante a lago è indubbiamente il più panoramico, ma non il più facile, tranne per i sentieri che salgono a Sant’Urbano e a malga Valle, immersi però nel bosco.

 

E allora, saliamo sul Pizzocolo andando a prendere la cresta Sud per poi scendere da malga Valle. Questa cresta, ripida ma piuttosto larga, offre bellissimi scorci sul lago e non richiede grandi capacità alpinistiche, anche se non è adatta a chi soffre di vertigini a causa di alcuni passaggi rocciosi elementari ma un po’ esposti. Ben diversa la cresta Sud-est (ex Est), che sta lì di fronte e che segue l’affilato, bianco crinale roccioso, via che richiede conoscenza delle tecniche di arrampicata e assoluta assenza di vertigini (lunga, assolata, indimenticabile).

La cresta Sud si raggiunge seguendo il sentiero 287 che da Ortello di Sotto (695 m) risale nel bosco a tornanti, poi spiana e traversa il fianco sud della montagna, offrendo bellissimi scorci sul Benaco. A saliscendi si arriva a un ponticello, oltre il quale si trova la falesia Tre Porcellini (vie di arrampicata), segnata dai cosiddetti «campi solcati» che rigano le rocce calcaree del Pizzocolo. Si sale ancora, sempre con affacci sul lago, fino a un bivio a sinistra segnalato per la cresta Sud (860 m). Attenzione: viene segnalata ancora come cresta Sud-est, ma si tratta della Sud! Proseguendo diritti, si raggiunge invece l’attacco della vera cresta Sud-est (più difficile). Dal bivio il sentiero, sempre ben segnalato, punta decisamente verso l’alto, ripido, fra rocce e rado bosco. Si raggiunge un primo risalto roccioso elementare, oltre il quale chi non se la sente ha una via di fuga per malga Valle, da dove si raggiunge comunque il Pizzocolo.

Noi proseguiamo alternando il ripido sentiero a tratti in cui è opportuno aiutarsi con le mani, superando alcuni facili risalti calcarei (è salito anche il mio cane, con qualche spinta). Le rocce sono bellissime, incise dall’acqua, taglienti. Basta voltare le spalle e ai nostri piedi c’è il lago. Dopo un breve tratto attrezzato con catena si sale nel boschetto e poco a poco si comincia a vedere la zona sommitale, che si raggiunge dopo un’ultima serie di facili tratti su roccia (che con la neve regalano emozioni da grande montagna). Il faro eolico solare (1.560 m) che brilla nel vento ci dice chiaramente che ormai ci siamo.

Da qui il panorama sul basso lago è eccezionale, e riempie il cuore. Un ultimo tiro e siamo in vetta (bandiera tricolore, croce e tavola orientativa delle cime) e colpo d’occhio che si allunga verso le Alpi bresciane e il monte Baldo. Fare attenzione al versante Nord-est che si tuffa verso la valle delle Camerate! Sotto la cima ci sono una chiesetta e, un po’ più in basso, il bivacco Due Aceri (sosta).

Per il rientro, si cala fino al bivio per malga Valle e da qui, seguendo la segnaletica, ci si abbassa nel bosco e poi su cementata in direzione Sanico fino al bivio sulla strada fra Ortello e Sant’Urbano. Un’ultima discesa a sinistra ci riporta alla macchina. Circa 3 ore per la salita e un paio per il rientro.

 

IN BICI. Dicevo che è una classica della mountain bike. Partiti dalla rotonda di Roè Volciano (parcheggio), si sale verso San Bartolomeo su asfalto e poi per San Michele fino al Colomber. Quindi, seguendo la strada «vertical» per il Pirello, si segue l’itinerario indicato per passo Spino, che si raggiunge anche passando per Ortello-Sant’Urbano (o da Gaino per la valle delle Camerate, attualmente chiusa per frana). Obiettivo grandioso e di soddisfazione, dislivello importante (1.500 metri). Diverse le discese possibili, tutte abbastanza tecniche ma di grande suggestione (solo bici full).

Claudio Mafrici

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