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Nella valle dei massi incastrati

Il Baloc tacà via incastrato nel canyon (Mafrici)
Il Baloc tacà via incastrato nel canyon (Mafrici)
Nella valle dei massi incastrati

Una lunga venatura di roccia sprofonda dalla Punta del Telegrafo fino alle rive del lago di Garda, ad Assenza di Brenzone, con un dislivello di oltre due chilometri: è la Val del Torrente o Valle Lunga, che dall’antico circo glaciale della Valle degli Ossi affonda nelle viscere dalla montagna con un lungo canyon che è visitabile solo nella parte bassa, fino al «Baloc tacà via», mentre sopra non ci sono sentieri segnalati e gli accessi sono tutti complessi e anche ingannevoli.

Un ambiente assolutamente selvaggio, e lo si capisce anche solo guardando dalla cima del Telegrafo verso il lago e il versante di Cima Pettorina. Il bellissimo circo glaciale della Valle degli Ossi, uno dei sette spettacolari catini creati dall’antico ghiacciaio del Sarca, che nell’era Quaternaria copriva quasi interamente il Baldo, si abbassa verso il Garda restringendosi fino all’imbuto di uscita del torrente, che ha scavato per millenni l’imponente, misterioso versante gardesano del Baldo.

La parte alta, teatro di una mia vecchia e folle ricognizione (con successiva dura risalita), è praticabile solo fino a dove i mughi fermano ogni velleità escursionistica (la mia era quella di scendere all’eremo dei santi Benigno e Caro). Il vallone, in verità, è aperto e invitante ma anche pieno di incognite e le labili tracce presenti devono consigliare assoluta prudenza.

Ai piedi della Punta Pettorina si apre anche una delle grotte più profonde del Baldo, il Buso delle Taccole, una delle oltre 130 cavità censite sulla montagna, che è ricchissima di fenomeni carsici. In ogni caso un luogo selvaggio, non frequentato dagli escursionisti.

La parte bassa è invece raggiungibile con una suggestiva quanto breve escursione che parte da Sommavilla, panoramica (qui ci vuole poco!) frazione di Brenzone al confine con il territorio di Malcesine. La zona è ricca di sentieri fra gli oliveti, che da una parte scendono a Cassone (oppure salgono verso il citato eremo) e dall’altra si collegano senza grandi sforzi ad altre belle frazioni di Brenzone, come Borago, Zignago, Castello, Venzo, Boccino e Campo, lungo il Percorso del Pellegrino, autentico gioiello del nostro lago. Si parte quindi da Sommavilla (90 m), sopra Assenza (piccolo parcheggio).

Attraversata la strada si sale subito una scala (segnalazioni per il «Baloc taca via») e si cammina quindi su una mulattiera fra gli olivi che si alza piuttosto ripida, regalando ben presto suggestivi scorci verso il lago, con l’Isola del Trimelone e, sulla costa bresciana, la spettacolare falesia del monte Cas, che si eleva dal lago per 700 metri e sulla cresta custodisce l’eremo di Monte Castello, eccezionale balcone sul Benaco.

Si prosegue in salita fino a una grande placca di roccia (bel panorama) dove è meglio tenere la sinistra, abbassandosi subito nel letto del torrente (dove arriva anche l’altro sentiero che dalla placca tira diritto e che sembra più diretto). Si entra subito nel vivo, con una bella marmitta scavata dal torrente nella bianca roccia calcarea, una delle numerose che si possono ammirare in quello che, quasi subito, si trasforma in un canyon, ingombro di grandi massi e tronchi, trascinati dalle periodiche piene del torrente, che oggi è asciutto per lunghi mesi.

Ben diversa doveva essere la situazione quando, fino a 20mila anni fa, questo torrente era lo «scarico» del ghiacciaio soprastante. A dare l’idea della forza delle acque sono le pareti della forra, incise per decine di metri e poi lisciate dall’azione erosiva delle acque, che dovevano essere abbondanti e davvero impetuose. Anche in questo caso, come nel canyon della Val Borago, sembra di calarsi in un mondo altro, dove ogni suono scompare di colpo e ti accompagna solo il rumore dei passi e dei sassi smossi dai tuoi piedi. Una suggestione unica. Si arriva a un piccolo salto del torrente che si supera con una scaletta di gradini metallici.

Sopra di noi le pareti si alzano chiudendo il cielo e incutono un po’ di timore. La camminata non presenta particolari problemi, e chi non vuole seguire la traccia può divertirsi ad arrampicare fra i massi lisciati dall’acqua. Arrivati nel cuore del canyon ci si trova davanti al famoso «Baloc tacà via», un imponente masso bloccato fra le pareti di roccia, in questo punto molto vicine. Un altro masso, di ancor maggiori dimensioni, sbarra letteralmente il letto del torrente, dove l’acqua solo in questo tratto fa sentire la sua presenza prima di inabissarsi fra le rocce seguendo un percorso carsico fino al lago.

Oltre non si può proseguire se non arrampicando, e qui finisce di fatto l’escursione. I cartelli indicano 50 minuti da Sommavilla, ma il sentiero si percorre senza correre in poco più di mezz’ora. Il dislivello in salita è di poco superiore ai 200 metri (un po’ di più se si parte da Assenza). Scendendo verso la macchina, vale la pena girovagare nel letto del torrente per ammirare altri bianchi, lisci, enormi massi, altre marmitte create dalla forza delle acque e particolari fenomeni erosivi sulle pareti della forra, che fanno riflettere sulla spaventosa potenza della natura. Il percorso è da evitare dopo forti piogge, in quanto la Val del Torrente è di fatto un collettore, che raccoglie tutte le acque che scendono dal monte Baldo.

Claudio Mafrici (claudio.mafrici@larena.it)

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