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Lago Erdemolo, lo smeraldo congelato

La neve «ventata» sopra il rifugio Erdemolo
La neve «ventata» sopra il rifugio Erdemolo
Titolo: Lago Erdemolo (Mafrici)

La Val dei Mocheni fa parte di quel Trentino poco turistico e pochissimo social che a me piace più di ogni altra cosa. Certo, le Dolomiti non sono in discussione, ma montagne come il Lagorai o le Maddalene hanno un fascino particolare.

Qui siamo all’inizio della catena del (o dei) Lagorai, che si caratterizza per le sue rocce scure di origine vulcanica, che contrastano con il bianco calcare delle montagne circostanti. La mia frequentazione della Val dei Mocheni risale a ben oltre trent’anni fa, quando arrivare a case Frotten (1.505 m) dava ancora quel senso di stacco netto con il resto del mondo che oggi non c’è più. Già allora, comunque, la Sette Selle e il lago Erdemolo, la nostra meta odierna, erano frequentati e apprezzati da tanti veronesi in cerca di pace e serenità.

Un territorio speciale, un po' fuori dal mondo

Perché questa valle, abitata da una piccola comunità di lingua germanofona, erede dei coloni tedeschi che nel basso Medioevo ripopolarono questi monti (parenti dei nostri Cimbri), regala anche oggi quella tranquillità che non sempre è facile trovare. Un turismo quasi d’altri tempi, come nella parallela valle di Pinè, raggiungibile valicando il ripido passo del Redebus.

E anche se a case Frotten adesso c’è un bel parcheggione (a pagamento), se molti antichi masi sono diventati dei B&B e se i sentieri sono segnalati al punto che perdersi (almeno in basso) risulta quasi un’impresa, non è per fortuna venuta meno la sensazione di trovarsi in un territorio speciale, un po’ fuori dal mondo. E la toponomastica di impronta chiaramente teutonica fa il resto.

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A 2mila metri, uno degli specchi d'acqua più belli del Trentino

Il lago Erdemolo (2.006 m) è uno degli specchi d’acqua più belli del Trentino (e non solo), ed è un grande classico dell’escursionismo, che non tradisce mai. E con la neve regala una full immersion nella natura a pochi chilometri dalla trafficata Valsugana. Il dislivello contenuto, 500 metri, i tempi (un’ora e mezza), i grandi panorami nella parte alta del percorso e la presenza di un rifugio (chiuso però d’inverno) rendono l’Erdemolo una camminata per tutti, a patto di avere sempre nello zaino un paio di ramponcini per evitare pericolose scivolate nel tratto finale, che è più ripido e spesso si trova ghiaccio. Anche nel caso di una nevicata abbondante conviene prestare attenzione all’ultimo tiro, quando ormai il passo appare vicinissimo ma la pendenza significativa può anche tradire. Ah, dimenticavo: sempre utili i bastoncini.

La cascata di ghiaccio e il torrente

L’accesso è agevole: si sale in auto da Trento a Pergine lungo la superstrada della Valsugana, quindi basta seguire la cartellonistica per la Val dei Mocheni fino a Palù del Fersina; in paese si seguono le frecce per case Frotten (o Vrottn in lingua mochena), il punto
di partenza. In questa escursione ero in compagnia del mio collega Enrico, e di un altro collega, Enrico anche lui, da qualche mese in pensione.

Il sentiero, segnalato con il 325 del Cai (è anche sentiero europeo E5), dal parcheggio taglia un primo tornante della stradina e poi un secondo. A sinistra c’è il bivio per il rifugio Sette Selle. Noi teniamo la destra e seguiamo la stradina che sale alla miniera di Erdemolo, passando sotto una cascata di ghiaccio, fino a quando si rientra nel bosco. Superato un breve tratto nel quale si trova sempre ghiaccio, e poi un torrente, si sbuca ai piedi della radura del maso Enzi al margine del bosco, dove arriva anche il sentiero che parte da Frassilongo.

Percorso tra radure e boschi di larice

Si sale verso sinistra (qualche paletto segnaletico) nel rado bosco, e si prosegue in direzione della già evidente Cima del Lago (2.329 m), che domina la conca ai piedi della quale si trova il lago Erdemolo. Il tracciato è sempre abbastanza leggibile anche con la neve, fra radure e boschi radi di larice, che in discesa con gli sci si prestano a divertenti slalom fra gli alberi. I cartelli presenti nei punti chiave impediscono di sbagliare, e il tracciato è normalmente abbastanza battuto sia dai ciaspolatori che dagli scialpinisti. Questi ultimi di solito puntano all’altra vetta che domina il lago, il Pizzo Alto (2.264 m), dal quale si gode uno splendido panorama su una bella fetta di montagne trentine.

Quando si comincia ad uscire dal bosco, il colpo d’occhio si allarga alla lunga catena che ha nelle Dolomiti di Brenta il suo culmine, e su fino alle Maddalene. Il lago Erdemolo d’inverno è una distesa di neve (e con la siccità il suo livello in queste settimane è decisamente basso), ma nella stagione estiva, con le acque color smeraldo che lo caratterizzano, incastonato com’è tra le prime cime della catena del Lagorai, appare davvero come un gioiello che brilla fra le pietraie. Dal lago si può traversare a sinistra verso il rifugio Sette Selle, ma si tratta di un percorso da non sottovalutare con la neve, e da affrontare solo con un manto molto ben
assestato. Il rientro, di solito, avviene per il tracciato seguito all’andata.
 

Claudio Mafrici

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