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I Pian del Bene e l'Arca dei Penser

Pedalando in direzione Pian del Bene (Mafrici)
Pedalando in direzione Pian del Bene (Mafrici)
I pian del bene e l'arca dei penser (Mafrici)

Torno a pedalare nelle Valli Resilienti per un bel giro sotto la Corna Blacca e il selvaggio monte Tigaldine fino ai Pian del Bene, uno dei migliori pascoli della Valsabbia, quasi sul crinale della Valtrompia. Una zona del Bresciano, quella delle Pertiche, che mi è sempre piaciuta perché offre belle salite pedalabili e selvagge discese enduro, piuttosto avventurose, in un territorio a torto dimenticato ma che invece vale il viaggio quasi in ogni stagione (eccezionali i colori in autunno).

Si parte in mountain bike da Forno d’Ono (507 m), una delle località che costituiscono il Comune di Pertica Bassa, che si raggiunge dal fondovalle, da Vestone: il parcheggio è comodo, vicino al campetto di calcio. Si sale su strada asfaltata fino ad Avenone (783 m), altra frazione delle Pertiche, guadagnando subito quasi 300 metri di dislivello. Proseguendo sulla strada (via Villa) si può raggiungere in breve il bel borgo medievale di Spessio, una frazioncina circondata dai boschi dove il tempo sembra essersi fermato.

Il nostro percorso da Avenone segue invece il tracciato del percorso Mtb 5 per Pian del Bene, che ricalca in parte il Sentiero della Resistenza «Fiamme Verdi Giacomo Perlasca». E infatti il tricolore indica - a destra - la via da seguire. Si sale fra prati e boschetti sulla bella stradina che attraversa una zona agricola toccando la località Dase (837 m), alternando tratti cementati e sterrati, fra belle malghe e cascine quasi tutte recuperate, diventate belle seconde case per una vacanza immersi nel silenzio e nel verde. La salita prosegue sempre seguendo le indicazioni per i Pian del Bene, con alcuni tratti piuttosto ripidi, ma con il bosco che aiuta a limitare gli effetti del caldo. In questa montagna «minore» la bicicletta sembra il mezzo più adatto per gli spostamenti, anche se di ciclisti non se ne trovano molti. Ecco il valore delle cenerentole!

Si passa sopra la località Saneghe dove ci attende una bella salita in parte cementata e anche un po’ assolata. Quindi, arrivati al cosiddetto passo del Lasso (1.175 m), il nostro percorso svolta a destra in direzione di Pian del Bene (a sinistra si va a malga Valsorda). Si prosegue nel bosco con qualche strappo in ambiente pascolivo, fino a un nuovo bivio. Noi teniamo sempre la destra (segnalazioni) fino a sbucare davanti alla malga Pian del Bene di Sotto (1.494 m), in posizione panoramica con bella vista verso la cresta del monte Ario (1.755 m) e quella dei monti Frondine (1.787 m) e Tigaldine (1.745 m). Qui è possibile trovare acqua: poco sopra c’è infatti una fontana, ma con la siccità io l’ho trovata asciutta. Una volta scollinati si scende fra i prati ai piedi del monte Ario puntando verso l’evidente malga Pian del Bene di sopra (1.515 m), da cui si stacca il sentiero che porta verso la Pezzeda (rifugi), dove è in funzione un bel bike park.

Noi proseguiamo sulla stradella, interrotta da alcuni recinti apri e chiudi fino ad arrivare alla malga Piombatico, dove inizia la discesa.

Indossate le protezioni, si scende su un prato fino a un cartello segnaletico (l’unico!) che permette di individuare il sentiero enduro. Dopo il primo tratto agevole, la festa finisce in fretta e si passa su un terreno roccioso impegnativo che obbliga spesso a scendere dalla bici. Con un po’ di attenzione si arriva in fondo al sentiero, che è chiamato «la cagna», fino a un guado (asciutto) sul torrente Glere dove si incrociano le segnalazioni biancorosse per il monte Tigaldine da un lato e per Avenone dall’altro. Il sentiero diventa stradina e con vari tratti di salita nel bosco raggiunge un passo e poi scende e bordeggia fino a incrociare la strada percorsa in salita poco sopra la località Saneghe.

Arrivati fin qui, ci si trova di fronte a due soluzioni per chiudere il giro. Chi è stanco può seguire a sinistra il tracciato in discesa, che piacevolmente ci riporta ad Avenone. Per il rientro a Forno d’Ono consiglio di prendere la vecchia mulattiera di collegamento fra i due paesini, che parte sotto via Villa, è molto bella e non particolarmente difficile e ci deposita sulla strada a 200 metri dal parcheggio. Questa soluzione è comunque soddisfacente visto che il dislivello accumulato è di circa 1.250 metri.

Per chi ha ancora gamba c’è una variante più «wild». Dal bivio si tiene la destra risalendo - faticosamente - su cementata e sterrata fino al passo del Lasso, dove stavolta si va a sinistra per malga Valsorda (agriturismo, direzione Livemmo-Odeno). Su stradina piuttosto ondulata si arriva davanti alla malga (dove si alleva la capra bionda dell’Adamello), quindi si prende subito a sinistra un’altra stradella in discesa che si inoltra in una zona disboscata. Qui bisogna un po’ inventarsi il percorso: si attraversa (destra) un vallone ingombro di legname, con qualche difficoltà, fino a trovare sul fondo il sentiero che si abbassa nel bosco. Tenendo sempre la sinistra, il tracciato a tratti tecnico va a congiungersi alla stradina percorsa in salita, poco sopra Avenone, non prima di essersi affacciati sul magico bosco di abeti rossi dell’Arca dei Penser, un luogo davvero molto suggestivo, una dolina circondata da pareti di roccia e segnalata da gufi scolpiti nel legno e da altre sculture lignee. Un vero e proprio «santuario» della natura, che invita al silenzio e alla riflessione. Un altro gioiellino delle Valli Resilienti.

Arrivati ad Avenone, si prende la citata mulattiera che ci riporta alla macchina. Questa variante ci fa totalizzare circa 1.500 metri di dislivello. Tempo di percorrenza: 4 ore e mezza.

 

Claudio Mafrici
claudio.mafrici@larena.it

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