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Grauson, in bici sull'anello del paradiso

Grauson, Gran Paradiso

Urtier e Grauson. Due valloni lunghissimi, tra il Parco nazionale del Gran Paradiso e quello regionale del Mont Avic. Siamo a Cogne, in Val d’Aosta, famosa per il suo immenso prato di Sant’Orso, dove d’inverno si fa sci di fondo, per la vista sull’intero gruppo del Gran Paradiso e, purtroppo, anche per un tragico fatto di cronaca (l’omicidio del piccolo Samuele).

Cogne è il punto di partenza di un anello spettacolare che si può percorrere anche a piedi (in due giorni, facendo tappa al rifugio Sogno di Berdzè) ma che, per la lunghezza, è ideale da percorrere in mountain bike. Diciamo che è diventato un classico, che si affronta in giornata.

Il dislivello è significativo (quasi 1.500 metri) ma è ben distribuito sui circa 33 chilometri dell’anello. Necessaria una bici full suspension, anche se la discesa presenta solo tre punti davvero impegnativi. Per il resto si tratta di un single track facile, molto bello, in un ambiente unico. Entrambi i valloni sono aree di protezione speciale, ma l’Urtier è attraversato dal gigantesco elettrodotto del Superphenix, che avrebbe dovuto portare in Italia l’elettricità prodotta dall’omonima centrale nucleare francese, mai entrata davvero in funzione. L’impatto dei tralicci è in grado di rovinare qualsiasi foto.

Il Grauson è invece uno spettacolo. Dominato dalla piramide della Punta Tersiva (3.515 m), una delle vette più panoramiche della Val d’Aosta, è verdissimo d’estate mentre in autunno diventa dorato. D’inverno naturalmente è bianco, ma gli accessi a rischio valanghe ne limitano la frequentazione. In ogni caso, da vedere.

 

LA SALITA. Si parte da Cogne, o meglio dalla rotonda per Gimillian (parcheggio libero 100 metri sopra, in direzione della frazione). Si evita l’asfalto imboccando subito una forestale segnalata, che è poi l’Alta via n. 2 della Val d’Aosta. La si percorre fino a Lillaz, dove si valica il torrente all’ingresso del paese e si svolta a sinistra su una strada asfaltata che sale subito decisa in direzione del Vallone dell’Urtier e del rifugio Sogno. Sempre pedalabile ma piuttosto ripida, la strada sale a tornanti fino a scollinare e dopo una breve discesa risale alla deliziosa frazione Goilles Dessous, dove lo sterrato prende il sopravvento. Da qui in avanti, sia pure con qualche strappo, si sale regolarmente, toccando la chiesetta sopra Cret e la località Tzavanis.

Siamo ormai a 2.300 metri e si avvicina il bivio che ci porterà ad affrontare l’ultimo tratto della salita. A un ponticello sul torrente Urtier si svolta a sinistra (proseguendo diritti si arriva al rifugio Sogno di Berdzè) in direzione del lago di Ponton, sempre su buona sterrata, fra gli alpeggi fino a un bivio evidente e segnalato (quota 2.590) per il passo dell’Invergneux. Da qui in avanti si pedala poco (bene solo nel primo tratto) e si spinge parecchio. Il tracciato è evidente, i panorami sono fantastici sul Gran Paradiso, la fatica si fa sentire ma con un ultimo strappo sulla pietraia si arriva ai 2.903 metri del valico.

LA DISCESA. Qui inizia il divertimento, su un sentiero veramente godibile, che non finisce più! Si superano due azzurri laghetti (foto), oltre a un terzo più piccolo, fino a raggiungere il bivio per il sentiero che sale a destra al bivacco Glarey-Muggia e alla Tersiva (per escursionisti esperti). Noi ci tuffiamo nel vallone toccando l’alpe Ervelleires e l’alpe Pralognan, fino alla deviazione per il nuovo rifugio Grauson (facoltativa, ma a spinta).

Qui si cominciano ad incrociare gli escursionisti. Dopo un paio di tratti nei quali bisogna fare attenzione, si raggiunge il villaggio del Grauson Inferiore. Poco oltre inizia il tratto più difficile, e scalinato, della discesa, che è consigliabile percorrere a piedi anche perchè è facile incrociare persone a piedi.

Dopo un divertente zig-zag ecco l’ultimo tratto più impegnativo. Dai prati sottostanti il sentiero ridiventa strada e scende a valicare il torrente. Breve, fastidiosa risalita e poi di nuovo in discesa verso Gimillian. Un ultimissimo tratto nei prati può essere evitato su asfalto. Indimenticabile.

Claudio Mafrici (claudio.mafrici@larena.it)

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