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Emilius e Becca di Nona, i balconi della vallée

L'imbocco del sentiero che si abbassa sulla ripida pala della Becca di Nona
L'imbocco del sentiero che si abbassa sulla ripida pala della Becca di Nona
Emilius e Becca di Nona (Mafrici)

L’Emilius è la montagna-simbolo di Aosta. Dall’alto dei suoi 3.559 metri domina la media valle e, per la sua posizione centrale, è un balcone di prim’ordine su tutte le vette della Vallée. Una meta di grande soddisfazione, che nell’ultimo tratto richiede un po’ di padronanza dell’arrampicata e impone di seguire le frecce gialle che evitano di finire sugli strapiombi della parete est. Il monte Emilius, per la sua forma piramidale, colpisce chi lo ammira dalla città di Aosta per la sua severa parete nord, alta 600 metri. Avendo un giorno in più a disposizione è possibile salire anche la vetta gemella della Becca di Nona (3.142 m), che offre un panorama ugualmente molto bello e che, al limite, si può affrontare anche in giornata.

La partenza è dalla stazione sciistica di Pila, utilizzando la seggiovia Chamolè, che si raggiunge andando a sinistra all’ingresso del paese. In questo modo si sale a quota 2.300 metri, abbreviando i tempi di avvicinamento al rifugio Arbolle (2.500 m) se si vuole pernottare, oppure alla vetta direttamente per chi decide di fare la salita in giornata. Che è fattibile, anche se è il caso di verificare i tempi di rientro per non trovarsi alla seggiovia fuori tempo massimo. I 300 metri di dislivello fra l’arrivo della seggiovia e il Colle di Chamolè (2.649 m) sono piuttosto ripidi, un po’ come tutto il crestone che scende dalla Punta Valletta. La fatica è ripagata dall’ambiente e dai panorami che si allargano dal monte Rosa al Cervino al Grand Combin, fino al monte Bianco, sempre spettacolare, mentre alla nostra sinistra dominano la Grivola e il gruppo del Gran Paradiso. Sotto di noi il lago di Chamolè ci accompagna per un bel tratto. Non a caso è una delle zone della Valle d’Aosta che in assoluto amo di più: qui si fa una scorpacciata di panorami e di cime belle e fattibili.

Arrivati al colle si deve scendere perdendo 150 metri di dislivello per affacciarsi sulla conca del lago di Arbolle, dove troviamo il rifugio omonimo, ottima meta anche solo per una passeggiata e dove di intende pernottare può trovare una ideale ospitalità.

Dal rifugio si segue in sentiero 102 che attraversa il vallone caratterizzato da numerosi laghetti molto scenografici. La salita si affronta senza difficoltà, con la mole dell’Emilius che poco a poco si fa più imponente e severa e può sembrare quasi inaccessibile. Si guadagna gradualmente dislivello in direzione del Colle d’Arbolle, che non si deve però raggiungere. Arrivati al lago Gelato, a quasi 3.000 metri, dove un tempo esisteva un piccolo ghiacciaio, si prende a sinistra (segnalazioni) in direzione dell’evidente colle dei Tre Cappuccini che si vede sulla cresta che si abbassa dall’Emilius. Questo tratto è indubbiamente il più faticoso: si sale direttamente l’impressionante pietraia, guidati dalle frecce gialle, in direzione delle caratteristiche rocce, chiamate appunti i Tre Cappuccini. Una volta raggiunto il passo, a 3.242 metri, ci si affaccia sulla meravigliosa conca di Laures, altra zona della Vallée che non finisce di stupire: selvaggia e pochissimo frequentata a causa dei faticosi accessi ma davvero una perla di natura.

Dai Tre Cappuccini si volge a sinistra per salire gli ultimi 300 metri di dislivello, i più impegnativi, perchè la cresta si stringe e il percorso sembra quasi impossibile. Ma non è così. Seguendo le frecce gialle, con qualche passo di arrampicata ma senza vera esposizione, si tiene la linea che, evitando gli strapiombi del versante orientale, sale centralmente verso la vetta.

L’arrivo sull’Emilius è sempre una soddisfazione: ti si apre il mondo. Al centro della valle, questa cima è veramente spettacolare. Attenzione perché basta poco per affacciarsi sulla impressionante parete nord, che si vede da Aosta e che qualcuno ha paragonato a un piccolo Eiger.

Dopo aver gustato i panorami a 360 gradi della vetta, che a mio parere non ha paragoni per estensione, si rientra dalla via di salita. Dal rifugio alla vetta calcolare 3 ore, mezz’ora in meno per il ritorno.

Chi decide di pernottare all’Arbolle, il giorno successivo può salire la vetta gemella dell’Emilius, la Becca di Nona (3.142 m), che si raggiunge dal rifugio, tagliando fra i pascoli fino ad affacciarsi su un vallone, quello di Comboe, altro gioiellino di queste montagne, che si discende fino a un bivio attorno a quota 2.300 metri. Da qui la pala erbosa della Becca sembra verticale, eppure si nota un sentierino che la discende: quello sarà il percorso per il ritorno. Da qui si sale attraverso il Plan Valè fino al Col Carrel (2.913 m) dove troviamo poco sotto il bivacco Federigo Zullo e l’attacco della lunga via ferrata che sale all’Emilius lungo la cresta ovest, ripristinata lo scorso anno dopo una prolungata chiusura. Spicca il colpo d’occhio verso la parete Nord dell’Emilius, davvero selvaggia.

Per salire la Becca di Nona si va invece a sinistra, sopra un laghetto in questa fase dell’estate mezzo asciutto. Duecento metri di dislivello ancora una volta faticosi, ma meritevoli perchè anche la Becca di Nona regala una grande panorama della val d’Aosta, al punto che sulla vetta era stato ricavato un piccolo rifugio, che agli inizi del ’900 permetteva ai turisti di ammirare l’alba e il tramonto dalla cima. Del rifugio restano i ruderi. Imponente invece la statua della Madonna, alla base della quale una sosta è d’obbligo, prima di cominciare la discesa. Si torna sulla via dell’andata per un breve tratto, poi si prende decisamente a destra per andare ad affacciarsi sulla pala erbosa della cima, che uno spettacolare sentiero a zigzag fino a ricongiungersi al tracciato di salita.

Volendo, si può scendere a Pila toccando l’alpeggio di Comboe, ma poi bisogna risalire fino al lago di Chamolè e alla seggiovia. Oppure si torna all’Arbolle e si rientra dal colle di Chamolè fino alla seggiovia, che corre sopra il grande bike park di Pila, sempre frequentatissimo. A proposito di bike: questo giro si fa a piedi.

 

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