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Bici e Monti

Sospesi fra le Dolomiti di Brenta: un percorso spettacolare

Un viaggio sotto alcune delle cime più famose del gruppo: Crozzon, Tosa, Campanile Alto e Basso, Cima Brenta Alta
Il sentiero-balcone della Val Brenta

Le Dolomiti di Brenta sono, per molti, le montagne del cuore, quelle sulle quali si sono mossi i primi passi alla scoperta di un mondo di roccia che all’inizio sembra respingerti ma che poi ti cattura e non ti lascia più. Una selva di pareti e di pinnacoli che rappresenta per molti una sfida ma per altrettanti un’occasione per splendide escursioni non troppo impegnative, che attraversano ambienti severi e spettacolari. Un itinerario che ritengo fra i più completi e alla portata di quasi tutti è quello che, da Vallesinella, sale al rifugio Pedrotti.

 

Sospesi con una visuale magnifica

Un viaggio sotto alcune delle cime più famose del gruppo: Crozzon, Tosa, Campanile Alto e Basso, Cima Brenta Alta. Un percorso che presenta alcuni tratti attrezzati non difficili, fattibili anche senza attrezzatura con un po’ di attenzione. Si cammina sospesi sulla Val Brenta prima e sulla Brenta Alta poi, per andare ad affacciarsi sul versante orientale del Gruppo, quello di Molveno per intenderci, nel Vallone dei Massodi, con scorci sul mondo dolomitico che hanno davvero pochi eguali. In più, chi ha un paio di giorni a disposizione, può intrecciare un anello indimenticabile che, percorrendo il bellissimo e facile sentiero attrezzato Orsi, ci porta alla Bocca di Tuckett e ci fa scendere ai rifugi e poi di nuovo verso la Val Brenta.

 

L'inizio del percorso

Si parte dal parcheggio (a pagamento) di Vallesinella, che rappresenta il migliore accesso al cuore del Gruppo. Si scende ad attraversare il torrente su un ponticello di legno e si comincia la salita nel bosco sul sentiero 317 che, in una quarantina di minuti, porta al rifugio Casinei (1.825 m).

Da qui si prosegue sempre nel bosco, ma sul sentiero Bogani 318, fino a sbucare, attorno a quota duemila, sul costone del Fridolin dove le pendenze si attenuano, gli abeti diventano mughi e si aprono meravigliosi scorci verso la testata della valle con il Crozzon (3.135 m) e la Cima Tosa (3.173 m), il tetto del Brenta, mentre alle nostre spalle svetta la piramide della Presanella, che domina l’altro versante della valle di Campiglio.

In alternativa, dal Casinei, a destra del rifugio, si stacca anche il sentiero attrezzato Violi, che raggiunge il Vallone dei Brentei lungo un tracciato che è oggettivamente molto bello, ma che scorre più in basso rispetto al Bogani, ci fa perdere circa 150 metri di dislivello e poi risale più decisamente verso la Brenta Alta. Il sentiero presenta un punto attrezzato ma facile e il passaggio esposto su una frana. A un bivio, a destra si può scendere anche nella meravigliosa Val Brenta, che porta verso Sant’Antonio di Mavignola: se si vuole tornare all’auto bisogna però risalire a Vallesinella sul sentiero delle cascate.

 

Ai piedi delle come di Campiglio

Ma torniamo al percorso descritto in precedenza, il più logico a mio parere per raggiungere il rifugio Maria e Alberto. Usciti dal bosco, si prosegue sul sentiero Bogani, che corre a saliscendi, con qualche facile tratto attrezzato, alto sulla Val Brenta, si superano i bivi per i rifugi Sella e Tuckett e si attraversa una suggestiva spaccatura-galleria.

Siamo ai piedi delle imponenti Cime di Campiglio, il sentiero è davvero bellissimo, forse un po’ troppo battuto per i miei gusti, ma la salita ai Brentei è una classicissima, e oggi va così. Dopo aver preso un po’ di pioggia, soprattutto in basso, il tempo sembra migliorare, e quando si sbuca in vista del rifugio Maria e Alberto (2.182 m) finalmente il meteo comincia a sorriderci. Fin qui circa 2.15 ore.

Dopo una meritata pausa (il rifugio è stato appena ristrutturato ed è davvero accogliente, con una grande sala da pranzo e camere nuove di pacca) e la visita obbligata alla chiesetta degli alpinisti, si prosegue in piano e a saliscendi sul sentiero 318 che sale alla Bocca di Brenta.

 

 

La fine del percorso e il ritorno

Si cammina ai piedi delle pareti che precipitano dalla Torre di Brenta e dagli Sfulmini, in ambiente unico. Dopo un tratto agevole e un altro un po’ esposto ma largo, il sentiero si fa più ripido e risale fra massi e ghiaie fino a un catino glaciale, che si affronta sulla destra (sinistra idrografica, seguire la segnaletica non sempre evidente), evitando il canalone franoso sulla sinistra. Si salgono prima delle roccette e poi si affronta direttamente un costone attrezzato, non difficile ma da percorrere con cautela specie se le rocce sono bagnate. Più sopra, superati altri tratti attrezzati, si punta alla Bocca di Brenta.

A inizio stagione in questa zona è presente un nevaio, che in alcuni anni sopravvive fino a fine estate. Quest’anno la neve è scomparsa molto in fretta, quindi si risalgono le ripide ghiaie del sentiero, si lasciano a sinistra le deviazioni per gli attacchi della Via delle Bocchette Centrali, arrivando al passo (2.552 m). Sopra le nostre teste svetta la Cima Brenta Alta, sotto di noi si abbassa a tornanti il sentiero che porta ai già visibili rifugi Pedrotti e Tosa (più in basso).

Si va ad imboccare una evidente cengia che scende sulla destra con un paio di passaggi un po’ esposti e umidi ma facili, raggiungendo la teleferica del Pedrotti e poi la terrazza del rifugio (2.494 m), in posizione panoramica verso le affilate creste del Croz del Rifugio da una parte e verso le cime del Brenta dall’altra. Dal Brentei si arriva fin qui in circa un’ora e 20 minuti, e lo stesso tempo si impiega per il ritorno. Dislivello da Vallesinella: 1.100 metri.

 
Claudio Mafrici

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