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Bici & Monti

Creste di Reamol, il cielo sopra il Lago

Il panorama dalle creste di Reamol
Il panorama dalle creste di Reamol
Il titolo è Creste di Reamol

Dopo la toccata e fuga nel Cadore, rieccomi a camminare sull’amato Gardasee, con mia moglie Daniela e il fedele Nairobi, per un itinerario che considero fra i più belli dell’alto lago, e che avevo percorso poco prima del lockdown anche in mtb: le creste di Reamol. In bici non è una passeggiata.

Il tracciato parte da Riva, sale al lago di Ledro e poi si inerpica fino alla Bocca dei Fortini, per poi scorrere verso Baita Segala, passo Guil e passo Rocchetta, ed è adatto solo a biker davvero esperti, ben allenati e privi di vertigini. Un girone spettacolare, ma non è una ciclabile! A piedi si possono invece combinare almeno tre anelli di varia lunghezza, il dislivello è minore ma comunque l’esposizione nel tratto clou c’è, eccome. Nulla di difficile, non ci sono tratti attrezzati, ma per godere di grandi panorami bisogna quasi sempre affrontare qualche passaggio più «pepato».

E allora, eccoci qui per le creste di Reamol. Già la parola cresta è garanzia di panorami. Se poi le mettiamo al plurale e le collochiamo nell’alto Benaco, con le sue spettacolari montagne, ancora una volta si rischia di vincere facile.

Il giro ad anello parte da Pregasina, meravigliosa terrazza sull’alto lago dove il tempo sembra essersi fermato. Il paesino, con la sua chiesa e le sue casette, è immerso nel verde, ci sono un paio di alberghi di minimo impatto, la speculazione qui non è arrivata (ma i tedeschi sì) e la pace è assoluta, anche in piena stagione. Un ideale buen ritiro, che si raggiunge salendo da Riva per la Val di Ledro; passate le due gallerie, prima di Biacesa si gira a sinistra e in tre chilometri si è al parcheggio sotto il cimitero del paese. Si sale alla chiesa, dove si trovano i segni biancorossi e il sentiero 422, che si segue su stradina fino a un bivio. Si sale a destra su cementata che diventa subito ripidissima.

Sarà tutta così? Per fortuna no. Poco sopra la stradina diventa sterrata e risale verso destra fino a un bivio segnalato, dove si va a sinistra per passo Rocchetta. Il sentiero supera un paio di tratti rocciosi e poi alterna piacevoli risalite nel bosco, con il lago che spunta ogni tanto a far sentire la sua presenza.

Siamo ai piedi della Cima al Bal, e qui i massi erratici non si contano, in particolare quelli di granito bianco e nero, prelevati diciamo così sulla Presanella e portati come su un vassoio, durante l’ultima glaciazione, all’antico ghiacciaio del Garda. Questi massi di granito sono ancora più imponenti e numerosi sul tracciato che percorreremo in discesa. E se ne toccano una infinità anche sull’altro versante, lungo il sentiero che sale all’isola verde dell’altopiano di Leano, da cui si accede alla vetta del monte Carone. Seguendo i segni biancorossi non si può sbagliare. Si sbuca su una stradina che arriva da malga Palaer, poi si riprende il sentiero a destra, sempre direzione Rocchetta, che senza grandi sforzi ci deposita ai 1.159 metri del passo (bivio di sentieri), con piccolo edificio sempre chiuso. Qui arriva il tracciato che di solito seguono i biker che salgono la Ledro a Baita Segala e passo Guil. Il panorama è già splendido ma il bello deve ancora venire.

Il nostro sentiero inizia proprio davanti a noi, e costeggia la sinuosa cresta che si affaccia sui precipizi della selvaggia val di Reamol. Si cammina quasi sempre vista lago ma è meglio guardare bene dove si mettono i piedi, considerata l’esposizione di alcuni tratti. Numerosi i punti panoramici dai quali si ammira tutto il fiordo del lago. Uno spettacolo unico: da un lato la dirupata costiera della sponda bresciana, una scogliera che si tuffa nelle profondità del lago; dall’altra la catena del monte Baldo con le sue cime e davanti a noi l’Altissimo di Nago. Verso nord si vede la piana di Torbole con l’arco del monte Brione e, sopra, il monte Stivo che si allunga verso la cresta del Bondone. Quando c’è inversione termica e le nebbie coprono il lago, come questa volta, la suggestione è forse ancora più grande, anche se il lago di fatto non si vede, e le montagne sembrano isole nel grande mare biancastro che risale dalla pianura. Il sentiero delle creste di Reamol si abbassa gradualmente, supera su cengia un tratto suggestivo tra quinte di roccia, ai piedi della bancata stratificata del monte Camino, e raggiunge un boschetto che guarda verso la sottostante Punta Larici, dove cala a tornanti fino a un edificio abbandonato costruito con i massi di granito che abbondano, come detto, da queste parti. Si traversa fino a Bocca Larici, dove ci si affaccia sulla sottostante val dei Larici (alberi in buona parte divorati dal grande incendio degli anni ‘90). Per raggiungere la cima bisogna aggirare sulla sinistra la recinzione dell’ex malga (che è stata ristrutturata e «privatizzata», con relativa chiusura al transito) su sentiero segnalato, fino ad affacciarsi sul lago, da dove si raggiunge in pochi minuti la cima (907 m), straordinario e celebrato punto panoramico su tutto il Garda. L’anticima, di pochi metri più bassa, è ancora più spettacolare.

Quando si è stufi di fare foto e video, si torna a Bocca Larici (scorcio sul gruppo di Brenta) da dove è possibile rientrare a Pregasina lungo la strada nel bosco, cementata per lunghi tratti, che si può tagliare su un sentiero, di solito battuto dai biker, e che ci riporta al punto di partenza. In alternativa, per chi vuol fare il giro completo, poco dopo Punta Larici, è possibile scendere a destra imboccando l’aereo sentiero 422a, che si abbassa sempre sul versante a lago fino al bivio Calcherole (655 m), tra gallerie e postazioni della prima guerra mondiale, con numerosi tratti esposti, che richiedono piede sicuro, ma anche altri eccezionali colpi d’occhio sul settore settentrionale del Garda. Nulla di difficile, ma si tratta di un sentiero per escursionisti esperti.

L’intero anello si percorre senza fretta in 3 ore e mezza. Ma di fronte a questi panorami non ha senso fare le corse.

Claudio Mafrici

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