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Bici e Monti

Alla scoperta del Vajo di Mezzane: la «wilderness» ai piedi della Lessinia

Un suggestivo percorso fra marmitte, pozze e piccoli tratti attrezzati
Il vajo di Mezzane
Il vajo di Mezzane
Vaio di Mezzane

Le incisioni fluviali sono una delle caratteristiche più spiccate della montagna veronese: percorrere un vajo, e ce ne sono tanti fra Lessinia e Baldo, rappresenta sempre un’esperienza di grande suggestione, di immersione nella wilderness, alla portata comunque degli escursionisti esperti. Attenzione a non sottovalutare questi tracciati lungo i sassosi letti dei progni; bisogna avere quindi calzature adatte (no scarpe da ginnastica) e un minimo di confidenza con la montagna per affrontare in sicurezza i tratti attrezzati che permettono di superare i punti più scabrosi.

 

La partenza del Vajo di Mezzane

I fenomeni carsici, che sono una delle caratteristiche del complesso sistema idrografico lessinico, sono particolarmente evidenti nel Vajo di Mezzane, dove l’acqua scompare e ricompare più a valle e ci si muove in ambiente selvaggio e frequentato soprattutto dai local. Qui c’è sempre acqua e, del resto, la fascia pedemontana centro-orientale della Lessinia è molto ricca di sorgenti, da Montorio verso est, e non mancano polle suggestive, sia pure con portate minime, come quella del Dugal, che si incontra proprio all’inizio del percorso nel Vajo di Mezzane.

Sono andato ad esplorarlo con l’amico e collega Riccardo, che il vajo lo conosce come le sue tasche. E ne è venuta fuori una divertente escursione che voglio raccontare. Si supera Mezzane di Sotto su via Villa, fino al Mulino Sartori e al ponte sul torrente dove, a lato della strada, si può lasciare la macchina. Ci si avvia lungo via sul Vago, a lato del progno, dove è possibile vedere i lavori in corso per il rafforzamento delle sponde dopo la disastrosa alluvione del 2013. A sinistra, con una breve deviazione fra i vigneti, è possibile vedere la sorgente dove nasce il Dugal, che corre a lato della provinciale fino a confluire nel progno poco a sud del paese.

Si raggiungono le case della contrada Sul Vago, dove la strada diventa sterrata. Si prosegue nel fondovalle fino a raggiungere il bivio a sinistra per il Vajo di Mezzane. Le segnalazioni non mancano e il tracciato è curato dal Comitato dei Gruppi alpinistici veronesi.

 

Vaio di Mezzane

 

Sul letto del torrente

Il sentiero corre poco sopra il torrente, ma è decisamente più interessante percorrerne il fondo. L’acqua è sempre presente, anche in periodi di siccità come questo, e quindi bisogna mettere in conto il fattore scivolosità dei sassi sui quali scorre la traccia. Si incontrano anche alcuni elementari tratti attrezzati e una breve scaletta. L’ambiente è di grande suggestione, con la vegetazione caratteristica delle zone umide. La roccia calcarea lavorata dalle forze della natura si è trasformata in suggestive pozze e marmitte dei giganti, in cascatelle e rigagnoli. I fianchi del vajo sono stati modellati dalle impressionanti masse d’acqua che, alla fine di ogni glaciazione, hanno scavato queste rocce. Le pareti non sono mai altissime, e quindi la luce permette alla vegetazione di prosperare. Nei mesi primaverili si aggiungono bellissime fioriture, anche se bisogna fare i conti con una portata del torrente sicuramente maggiore. Nel periodo invernale bisogna stare attenti a possibili tratti ghiacciati, che abbiamo incontrato. Una suggestiva scalinata naturale, molto scivolosa, ci introduce nella zona mediana del vajo (che è lungo 23 chilometri). Il tracciato, superati alcuni viscidi tratti attrezzati, arriva fino a una grande cavità sulla sinistra, attrezzata con tavolino, che guarda una grotta più piccola sull’altro lato del canyon, in questo punto piuttosto largo.

 

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Rientro da Moruri o da Centro

Qui termina la parte normalmente frequentata dagli escursionisti. Si può comunque proseguire, sempre fra innumerevoli pozze e piccole cavità, in ambiente molto scivoloso. Non ci sono più attrezzature e quindi il percorso diventa molto più delicato. Si arriva fino all’ennesima ansa del vajo dove le rocce viscide e in parte franate rendono il procedere decisamente sconsigliabile. Noi siamo quindi tornati indietro fino alla grotta, e io ho pagato dazio al fondo viscido del torrente, su un passaggino insidioso, scivolando in una pozza fino alla vita. Un bagnetto fuori stagione che consiglio di evitare.

Fino alle grotte, comunque, non si incontrano particolari problemi. Per il rientro si sale lungo un sentierino che ci riporta un tracciato alto. Si prosegue per un buon tratto in salita in direzione nord fino a un bivio poco sotto la frazione Castello. Da qui, volendo, si può scendere di nuovo nel vajo per attraversarlo e risalire verso Centro. Noi abbiamo optato per il rientro e, attraversata la contrada lungo il Trail dei Maroni, siamo passati sotto Moruri e, raggiunta la contrada Valle, abbiamo proseguito con alcuni su e giù sul versante destro idrografico per tornare a Mezzane. Si procede fra vigneti e oliveti in direzione di Postuman, che però non si raggiunge, per abbassarsi sempre su stradine fino al fondovalle percorso all’andata, nei pressi della sorgente del Dugal.

Il giro è lungo una decina di chilometri, ha un dislivello di circa 400 metri e si percorre in quattro ore.

 
Claudio Mafrici

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