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Bici e Monti

Alla Madonna della Corona da Rivoli, lungo le trincee sul sentiero di Maria

Sul Sentiero delle trincee
Sul Sentiero delle trincee
Madonna della Corona (Verzè)

Raggiungere in un giorno di cammino il santuario della Madonna della Corona, sul crinale basso del monte Baldo, è sempre un’esperienza di grande fascino, che negli ultimi anni ho condiviso più volte con alcuni colleghi del giornale. Dopo aver percorso più volte l’itinerario «mazziano» (che parte dalle Torricelle e, toccando Fosse, Peri e Brentino, arriva ai 774 metri della Corona, quasi 50 chilometri per 10-11 ore di cammino), quest’anno abbiamo deciso di affrontare il Sentiero di Maria, che parte invece dalla basilica di San Zeno, uno dei simboli di Verona.

Un itinerario di lunghezza simile al «mazziano», circa 50 chilometri, ma con molto meno dislivello, visto che non si deve salire fino a Fosse, poi scendere e poi risalire al santuario. A differenza di quello che attraversa la Lessinia, il Sentiero di Maria segue per lunghi tratti strade asfaltate e piste ciclabili e tocca numerose località ricche di storia lungo il corso dell’Adige e nell’entroterra baldense. Un percorso meno «escursionistico» ma estremamente interessante, che fa parte dei Cammini della Corona ed è anche raccontato nei dettagli in un agile volumetto edito da Cierre, che illustra le tre tappe e tutte le varianti e i dettagli del sentiero.

Percorso accorciato e un diluvio come non si vedeva da mesi

L’annunciata partecipazione di un collega neo pensionato, poco abituato a camminare, e le incerte condizioni meteo della giornata scelta ci hanno spinto ad accorciare sensibilmente il percorso, spostando la partenza a Rivoli e rinviando ad un’altra occasione il tracciato completo dalla città. Una scelta azzeccata, visto che appena messo piede all’interno del santuario, si è scatenato un diluvio come non si vedeva da mesi. All’ultimo momento, inoltre, il collega neo pensionato ci ha tirato il pacco, così come aveva fatto un altro collega qualche giorno prima.

E così la squadretta di viandanti - io, Enrico, Riccardo e l’amico Berardo - è partita dalla chiesa parrocchiale di Rivoli. Attraversato il paese su via Caduti del Lavoro, si va a prendere la pista ciclabile di via Fornase che scende verso il Biffis e poi prosegue come via Dogane fino alla strada provinciale della Val d’Adige. Quella per Canale è una variante rispetto alla via descritta sulla guida, che passa invece dal monumento a Napoleone, sale su asfalto il pendio delle Zuane, passa per il BiciGrill e raggiunge la Croce dell’Anconetta, Lubiara e Broieschi.

Noi invece siamo scesi fino alla provinciale 11 e, passati sotto l’autostrada, ci siamo ritrovati nella bella frazione di Canale. Si entra nel paesino e lo si attraversa fino a incrociare via Chiesa Canale, che in salita ci porta verso la Corona e dove si notano all’inizio le antiche vasche delle lavandaie. Camminando, si passa accanto ai resti di quella che è forse la più antica chiesa della Val d’Adige, San Zeno a Incanale, risalente all’inizio dell’XI secolo, di cui sopravvivono il campanile romanico e l’abside con affreschi.

Il Sentiero naturalistico e gli scorci sul «Grand Canyon»

Dove finiscono le case, oltre la chiesa parrocchiale di San Luca, inizia il nostro sentiero, segnalato con il segnavia biancorosso Cai 71, che in graduale salita segue nel primo tratto la carrareccia che portava a una miniera, segnalata dalla presenza di un cippo risalente alla metà degli anni ’30. Il sentiero, indicato anche come Sentiero naturalistico, entra nel rado bosco di leccio e carpino, supera alcune pietraie e risale ai piedi del forte San Marco e delle pareti del monte Cordespino, offrendo scorci sulla sottostante valle dell’Adige, che appare davvero come il Grand Canyon citato dal grande geografo Eugenio Turri, modellato dall’antico ghiacciaio del Quaternario. E lo dimostrano anche le numerose rocce montonate che si incontrano lungo la via. Il tracciato, che presenta un paio di punti attrezzati dove bisogna prestare attenzione, non è difficile ma è selvaggio e a tratti scivoloso, regala quella wilderness che spesso si fatica a trovare sulle nostre montagne.

Si sale dai 146 metri di Canale al bivio con il Sentiero di Castel Presina, che porta alla famosa Parete Rossa, ben nota agli arrampicatori per la qualità del suo calcare. Noi andiamo a sinistra in salita seguendo l’indicazione per Broieschi, andando a incrociare il tracciato principale del Sentiero di Maria che sale da Lubiara.

Andando a destra, invece, e proseguendo quindi sul sentiero n. 71, si devono affrontare dei tratti esposti e scivolosi che richiedono grande cautela. Questo tracciato, variante che è anche indicata sul libretto, passa sotto il monte Cimo e va ad innestarsi sul Sentiero del pellegrino (o della Speranza), che sale da Brentino.

Pozza Gallet e la leggenda del Bisso Galeto

Noi, come detto, saliamo verso i Broieschi, passando accanto alla Pozza Gallet (556 m), legata alla leggenda del Bisso Galeto e ai suoi temibili poteri. In mezzo ai castagneti si arriva rapidamente alle case dei Broieschi, dove si incrocia una stradina asfaltata. La si attraversa per imboccare subito uno stradello che sale nel bosco, segnalato con l’adesivo del Sentiero di Maria. Più sopra si torna sull’asfalto alla località Caporai, e passando per il Maso, si arriva alla strada provinciale Caprino-Spiazzi, vicino al ristorante La Baita. La si attraversa e si prosegue diritti in salita, sbucando di nuovo sulla provinciale qualche centinaio di metri più avanti. La si percorre con attenzione per circa duecento metri fino alla località Papalina, dove si prende a destra una stradina che supera le case sparse e porta a una cava abbandonata. La si attraversa, sempre in salita, seguendo la segnaletica non sempre evidente. Dopo un tornante si arriva a un belvedere con affaccio verso la Val d’Adige e il lago di Garda.

Individuato di nuovo il Sentiero di Maria, si sale nel bosco, entrando nella proprietà della Fondazione Cabrini. Siamo sul crinale, in una zona dove durante la Grande guerra vennero realizzate le primissime postazioni di artiglieria contraerea. Si cammina nel bosco fra le rocce fino all’ingresso del Forte Cimo Grande, che è visitabile esternamente e che regala uno spettacolare affaccio sul «canyon atesino». Si prosegue aggirando la parte alta del forte (vallo e ponticello di accesso alla cima caratterizzata da numerose antenne, innalzate sui basamenti delle torrette di artiglieria) e seguendo la stradina si arriva a un cancello che va aperto e richiuso e che si affaccia sui prati di Spiazzi.

Restando alti sulla stradina si arriva all’ingresso (regolato con un originale sistema a contrappeso) di un vigneto che occupa tutta la parte sommitale del monte Cimo. Da qui, andando a sinistra si scende rapidamente a Spiazzi, mentre seguendo i segnavia biancorossi, si aggira la recinzione andando a imboccare il sentiero delle Trincee, che corre sul versante atesino (ne abbiamo parlato nel capitolo di Bici e Monti pubblicato il 6 maggio), a balcone sulla val d’Adige. Il percorso è davvero bello, attraversa una zona segnata da quel che resta di altre postazioni della Grande guerra, fino a sbucare proprio sopra la Madonna della Corona, che si intravede ai piedi delle rocce al di là della valle. Sul sentiero erboso si scende a Spiazzi, e da qui senza problemi fino al sottostante santuario della Madonna della Corona, in posizione favolosa sul Vajo dell’Orsa. Un luogo di spiritualità profonda, che a distanza di mezzo millennio mantiene la sua incredibile suggestione.

Per il ritorno conviene organizzarsi con una seconda auto, oppure si segue il percorso dell’andata, o una delle varianti. Partendo alle 8 da Rivoli, si arriva alla Corona di circa 4 ore.

 

Claudio Mafrici

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