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Botteghe storiche

Aurora, tre generazioni di donne in cucina: «Gli operai venivano a mangiare le trippe dopo il turno di notte»

La storia della trattoria recentemente premiata fra le botteghe storiche di Verona
Le donne della trattoria Aurora
Le donne della trattoria Aurora
Le donne della trattoria Aurora
Le donne della trattoria Aurora

Trippe in tavola da 52 anni. Ma anche brasato, tajadele coi fegadini.

È una storia, ma anche una professione che si tramanda quella della trattoria Aurora, di recente premiata come Bottega storica di Verona.

 

La storia della trattoria Aurora

Una storia fatta soprattutto da donne, almeno negli ultimi anni dopo la malattia di uno dei fondatori. Era il 1972 quando Sergio Sbardellaro e la moglie Fiorenza Filippini hanno aperto il locale a San Michele, in via Unità d’Italia.

Sei anni fa l’uomo si è ammalato, ma le donne di casa hanno proseguito e così oggi che Fiorenza di anni ne ha 77 è ancora in cucina a preparare i piatti della tradizione.

Al suo fianco la figlia Barbara e la nipote Claudia, che ha iniziato a collaborare in famiglia. «Quando abbiamo aperto la trattoria io avevo un anno e mio fratello era poco più grande, in questi anni abbiamo avuto clienti che ci hanno visti crescere e che si sono affezionati a noi tanto da continuare a venire a mangiare da noi ed oggi hanno oltre novant’anni», racconta Barbara.

La trattoria era gettonatissima dagli operai del Tiberghien: «Quando alle 5 del mattino finivano il turno di notte venivano sempre a mangiare le trippe in brodo», racconta Barbara, «e mi racconta mia mamma che se per caso loro ritardavano ad aprire, i clienti bussavano alla porta e alle finestre. E poi abbiamo avuto generazioni di militari che lavoravano alla Duca, ancora oggi, vengono da più parti d’Italia con le loro famiglie perchè hanno mantenuto un buon ricordo della trattoria dove hanno passato tante serate. Tra i nostri clienti c’erano anche i giovani del Pci, del Kollettivo che aveva la sede a poca distanza da noi, mi raccontava papà che venivano a mangiare e a far baldoria da noi e poi di notte andavano in giro ad attaccare manifesti».

Tanti ricordi, ma anche uno sguardo al futuro: «Mia figlia Claudia lavora con noi e siamo molto felici che abbia deciso di continuare la tradizione di famiglia»

Alessandra Vaccari

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