Il coregone scarseggia nelle reti? Il carpione si sta estinguendo? Perché allora nei menù delle strutture ricettive gardesani non inserire succedanei (fino a un certo punto) come triglie alla livornese o branzino al sale?
La proposta lanciata dalla Regione di inserire il pesce di mare negli agriturismo lacustri ha scatenato la protesta della Confesercenti. L’associazione è contraria progetto di legge regionale ribattezzato «revisione ordinamentale 2023» che domani sarà sottoposto al voto del Consiglio Regionale della Lombardia.
Il provvedimento contiene la possibilità di servire pesce di mare e altre nuove disposizioni come la soppressione del limite giornaliero dei pasti servibili in tutti i giorni festivi e il «condono» sugli immobili eventualmente destinati ad attività agrituristica in contrasto con la norma precedente.
La mobilitazione
Contro il provvedimento Confesercenti si è rivolta agli assessori regionali all’Agricoltura Alessandro Beduschi, a quello allo Sviluppo Economico Guido Guidesi al Turismo. L’appello è stato lanciato anche alla relatrice del provvedimento Alessandra Cappellari (consigliere-segretario presso il Pirellone) e a Marcello Maria Ventura, presidente della Commissione attività produttive.
«Riteniamo semplicemente assurde queste nuove norme - ha dichiarato il presidente di Confesercenti Lombardia, Gianni Rebecchi - che propongono di blandire ulteriormente senza un preventivo confronto con le categorie, la già precaria disciplina regionale sugli agriturismo: dovrebbe garantire il principio di connessione e complementarietà, implicando il preminente ruolo della principale attività agricola delle imprese del settore, sia nell’interesse dell’agricoltura, che delle imprese della ristorazione e della ricettività che operano nello stesso mercato senza poter beneficiare delle numerose e importanti agevolazioni riservate soltanto alle imprese agricole».
Viene inoltre evidenziato che con analoghi provvedimenti la disciplina del settore è già stata stravolta negli ultimi anni con l’incremento del numero massimo di ospiti giornalieri (passati da 60 a 100), la preparazione e somministrazione al di fuori delle strutture aziendali e nei giorni di apertura non previsti dal certificato di connessione fino a 20 giorni all’anno e il superamento del limite giornaliero dei 160 pasti massimi somministrabili nei giorni di venerdì, sabato e domenica. Senza dimenticare lo smacco alla valorizzazione dei prodotti tipici di eccellenza dei territori, e in particolare di quelli ittici in un momento di crisi per il settore della pesca sul Garda.