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LO CHEF D’AQUINO

Partito da Parigi e pluri premiato con Napoli nel cuore

Napoli per lui è il cuore, è la sua essenza. È la città dove Giuseppe D’Aquino è nato e dove ha scoperto la sua passione, in quella cucina di casa dove sperimentare, mescolare, creare. In una città dove in tavola si celebrano riti gastronomici solenni è iniziato il suo viaggio. La prima tappa è stata Parigi, nel 1990, allora capitale mondiale della cucina, dove ha imparato la tecnica e il rigore. Il primo successo arriva inaspettatamente proprio quando aveva deciso di partire e di trasferirsi a Ginevra. Viene chiamato a dirigere la cucina dell’Hotel de Ville e forma così lui stesso la sua prima brigata, perché sa che attorno a uno chef sono fondamentali le persone giuste. La curiosità, la ricerca, il confronto sono i motori che dopo alcuni anni lo portano ad esplorare il mondo. Molti i luoghi che sceglie di sperimentare: dal Giappone all’Inghilterra, dal Brasile agli Emirati Arabi. Si confronta con culture, persone molto diverse. Com’è stato questo viaggio tra le cucine del mondo? «Ogni volta che mi veniva consegnata una cassetta di prodotti italiani, in cucina per me era come se entrasse il sole», ammette. Pensando a queste emozioni decide di tornare in Italia per la sfida più ambiziosa, arrivare in alto proprio lì, dove tutto era iniziato. Riparte da Firenze ma nel 2010 approda a Villa Cordevigo, il magnifico relais sulle colline di Cavaion, a due passi dal Lago di Garda. Il ristorante Oseleta sotto la sua guida riceve nel 2013 la stella Michelin, quella medaglia al valore che rappresenta il coronamento di un percorso di vita faticoso ma appassionato. Un traguardo importante per continuare a sognare. «Quando mi è arrivata la proposta della famiglia Rana ho deciso subito e dopo poche ore ho dato una risposta affermativa - racconta lo chef - non si tratta di un cambiamento ma di un percorso che continua. Ho capito che nella vita non devo stare tranquillo, se sono tranquillo c’è qualcosa che non va». Un progetto fondato sui valori, sulla sostenibilità, sul rapporto con la natura. «La cucina è soprattutto cultura - spiega - mi porto dentro quello che ho visto da bambino e quello che ho imparato nella mia vita, tutte le esperienze che mi hanno aiutato a crescere. Cerco di trasmettere tutte queste emozioni con i miei piatti». Con nuovi obiettivi da raggiungere. «Qui c’è tanto entusiasmo, una brigata giovane di ragazzi che mettono a disposizione tutta la loro passione - conclude - le stelle sono importanti ma non devono essere viste come un punto d’arrivo ma come la conseguenza del proprio lavoro».

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