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I consigli

«Natale, ok a pranzi e a cenoni ma attenti a ciò che si mangia»

Gastroenteriti, intossicazioni alimentari e, ancora di più, la pericolosa listeriosi, possono essere dietro l'angolo. I rischi maggiori soprattutto per le persone fragili

A Natale si può. Inutile pensare ai sacrifici. Le tavole imbandite in questo giorno di festa fanno parte dei riti più suggestivi della nostra vita, della tradizione fatta di ricordi e nostalgie, della storia religiosa e laica dell'umanità di tutti i tempi. A Natale non si fanno diete. Le rinunce e i sensi di colpa non sono previsti fra i piatti e i calici del menu di domani con la famiglia che si ritrova accanto all'albero delle luci e dei doni.

Attenzione agli eccessi e a ciò che si mangia

La regola vale perché ci sono le eccezioni, anche perché il chilo in più che si può accumulare fra i pranzi e i cenoni di questo periodo si potrà eliminare tornando poi dopo Capodanno sulla retta via. E allora a Natale lo strappo è consentito soprattutto se normalmente non si cede agli eccessi, si rispettano i giusti equilibri, e non si hanno malattie croniche, dal diabete alle patologie cardiovascolari, che esigono sempre il massimo controllo. Importante è, però, proprio per rovinarsi le feste, fare attenzione non solo alle abbuffate che sono sempre nocive ma anche a ciò che si mangia perché gastroenteriti, intossicazioni alimentari e, ancora di più, la pericolosa listeriosi, possono essere dietro l'angolo.

Pericolo listeriosi: che cos'è

«La listeria - spiega il dottor Stefano Ferrarini, capo del dipartimento prevenzione e responsabile dl servizio di igiene degli alimenti di origine animale dell'Ulss Berica - è un batterio ambientale che vive bene nelle temperature refrigerate, per cui, da zero a 6 gradi si moltiplica negli alimenti trasformati. Il germe può trovarsi sull'alimento o essere indotto durante la lavorazione per carenza di misure igieniche. E il prodotto, una volta che il patogeno prolifera, se non viene cotto adeguatamente, può provocare danni anche gravi».

Rischiano maggiormente i soggetti più fragili, gli adulti che abbiano un sistema immunitario più debole o compromesso, gli anziani, le donne in gravidanza, che potrebbero andare incontro a quadri clinici drammatici sotto forma di meningiti, setticemie, encefaliti, aborti, come è accaduto nei mesi scorsi in varie regioni italiane, con un bilancio di 3 morti e oltre 60 ricoveri, per la contaminazione di alcuni lotti di wurstel a base di carne avicola consumati crudi. In effetti, la listeria è ampiamente diffusa nel suolo, nell'acqua e nella vegetazione, e può crescere nell'alimento contaminato fino a raggiungere concentrazioni tali da causare un'infezione nell'uomo. Rappresenta, quindi, un pericolo per i prodotti pronti al consumo e con una lunga vita commerciale mantenuti a temperature di refrigerazione.

Gli alimenti a rischio listeria

Fra gli alimenti a rischio tutti i prodotti trasformati o manipolati, tutti i cibi crudi o poco cotti a base di carne o di pesce, ad esempio salmone affumicato, patè, hot dog, tartare, formaggi a pasta molle, insaccati poco stagionati, latte non pastorizzato. «Il rischio zero sui prodotti su larga scala non esiste - spiega Ferrarini - . Noi come azienda sanitaria operiamo una serie di controlli costanti con un piano di campionamento in tutte le filiere alimentari. Ma, poi, diventa determinante anche la conservazione domestica che deve essere corretta».

I consigli per il consumatore

Il consiglio per il consumatore è, dunque, di attenersi scrupolosamente alle indicazioni del produttore. Se sulla confezione è scritto che il prodotto deve essere cotto occorre rispettare questa indicazione. E Ferrarini lo ribadisce. «Tutti i cibi andrebbero cotti. La listeria si elimina quando viene cotta sopra i 65 gradi per almeno 5 minuti. La soglia di sicurezza è questa. Vale per Natale e per tutto il resto dell'anno. E per queste feste attenzione in particolare ai crudi. Se proprio non se ne può fare a meno vanno consumati il più presto possibile rispettando la temperatura di conservazione del prodotto. L'innalzamento della temperatura dal momento dell'acquisto alla consumazione potrebbe causare problemi. E la marinatura non è efficace per la riduzione della carica batterica». 

Franco Pepe

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