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Il riconoscimento ufficiale

Gli gnocchi della Lessinia e il pero misso inseriti nel patrimonio tradizionale del Veneto

Antonio Menegazzi, detto El Pipi, prepara con Graziella Tinazzi i "gnochi sbatui" (o gnocchi di malga) al Rifugio Revolto in occasione di una festa degli alpinisti veronesi
Antonio Menegazzi, detto El Pipi, prepara con Graziella Tinazzi i "gnochi sbatui" (o gnocchi di malga) al Rifugio Revolto in occasione di una festa degli alpinisti veronesi
Antonio Menegazzi, detto El Pipi, prepara con Graziella Tinazzi i "gnochi sbatui" (o gnocchi di malga) al Rifugio Revolto in occasione di una festa degli alpinisti veronesi
Antonio Menegazzi, detto El Pipi, prepara con Graziella Tinazzi i "gnochi sbatui" (o gnocchi di malga) al Rifugio Revolto in occasione di una festa degli alpinisti veronesi

Gli gnocchi di malga e il pero misso, due alimenti estremamente rappresentativi della Lessinia, sono entrati a far parte del registro dei prodotti agroalimentari tradizionali della regione Veneto.

In questo registro entrano prodotti destinati all’alimentazione umana, le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura sono praticate in maniera omogenea e secondo regole tradizionali e protratte nel tempo per un periodo non inferiore a 25 anni.

 

Gli gnocchi della Lessinia vengono descritti così nella scheda della regione Veneto:

Piatto fatto di pochissimi ingredienti è ottenuto impastando 500 gr di farina di grano tenero, 500 gr di acqua riscaldata a 75°C, sale quanto basta. A cottura ultimata vengono conditi con 150 gr di burro e una miscela di formaggio grana e monte veronese vecchio grattugiati in misura 80 gr e 50 gr rispettivamente (dosi per 4 persone). Questi gnocchi si possono degustare presso le varie Sagre di paese della Lessinia, alla manifestazione “Palio dei Gnochi” nel Comune di Sant’Anna d’Alfaedo e in diversi ristoranti e agriturismi della zona.

 

Peri missi
Peri missi

 

Il pero misso, citato anche da Berto Barabarani in una poesia, è caratterizzato (qui la scheda) da L’alto fusto della pianta, e la conseguente altezza dal suolo del frutto, prevengono naturalmente l’attacco da parte di funghi e parassiti. Inoltre non sono previsti interventi di controllo di erbe infestanti e l’impiego di composti chimici in nessuna fase della lavorazione. La pera viene raccolta a inizio ottobre con la buccia ancora verde e fatta riposare in cassetta circa un mese fino a che diventa matura con la buccia marrone e la consistenza della polpa morbida. Il termine “misso” in dialetto veronese indica un frutto sovra-maturo. La pera fresca può conservarsi per circa un mese ma è usata anche per lavorati che ne permettono la degustazione per tutto il tempo dell’anno (esempio la confettura).

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