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Fongaro rilancia con Tanita: «Solo Durello metodo classico»

Tanita Danese, amministratore unico della cantina Fongaro
Tanita Danese, amministratore unico della cantina Fongaro
Tanita Danese, amministratore unico della cantina Fongaro
Tanita Danese, amministratore unico della cantina Fongaro

Un cambiamento nel segno della continuità. Fongaro mantiene le radici ben piantate nel passato, in una storia lunga 35 anni, nata quando Guerrino fondò la cantina puntando solo sull’uva Durella, in un periodo in cui tutti espiantavano quelle viti per far posto alla Garganega. «Ma lui ci credeva, in un periodo in cui nessuno la voleva assaggiare: è stato un visionario e questo ha dato all’azienda, e oggi a noi, un grande vantaggio», afferma Tanita Danese, amministratore unico della cantina. È stata lei ad entrare nella compagine societaria dopo l’uscita, nei mesi scorsi, dei due fratelli Fongaro, nipoti di Guerrino, che detenevano il 20%. La continuità è rappresentata prima di tutto dall’enologo storico di Fongaro e poi dalla scelta di continuare a concentrarsi solo sul Durello esclusivamente Metodo Classico. «Abbiamo circa sette ettari di vigneto di proprietà. Produciamo sei etichette, delle quali due Cuvée», precisa Danese, «in totale, sono circa 60mila bottiglie». Ma non solo «La mia idea», annuncia la giovane Tanita, «è di semplificare ulteriormente la nostra offerta, puntando su un miglioramento continuo della qualità, a partire dal terreno, dalla vigna, per arrivare in cantina». INVESTIMENTI E QUALITÀ. «E questo», precisa, «è un miglioramento che passa anche attraverso investimenti mirati in macchinari e tecnologia, lavorando sempre meglio sulle rese per ettaro, già molto contenute, sul biologico, che ci contraddistingue dal 1985, e sul prodotto finale, il vino. Il nostro Metodo Classico, tra l’altro», aggiunge, «può essere considerato tutto Riserva secondo il disciplinare, che prevede, per potersi fregiare di questa dicitura, una rifermentazione di almeno 36 mesi, mentre i nostri vanno ben oltre: il nostro vino d’entrata, ad esempio, parte da un minimo di 48 mesi sui lieviti». Un vino realizzato con processi artigianali, «ogni bottiglia è toccata con mano», ammette Danese, che punta tutto sull’aspetto agronomico, «sul campo, perché questa è la parte più importante: se lavori bene con la vite, il lavoro in cantina è in discesa». PREMI. Una scelta che ha ottenuto diversi riconoscimenti, quali la Guida Bibenda 2021 che ha premiato con 5 grappoli l’etichetta viola Fongaro Brut 2014, la Guida ai vini di Verona 2021 che ha inserito il Fongaro Pas Dosè 2014 tra i cento migliori vini di Verona, e ancora Autochtona award 2020 che ha premiato l’etichetta Nera Riserva Brut 2012 come miglior terroir. Tanita Danese sa che concentrarsi su un solo prodotto può essere rischioso «ma è per questo che ci cercano, è questo il nostro valore aggiunto: il Durello è ancora un prodotto di nicchia ma questo ci dà la consapevolezza di avere tra le mani un vitigno ancora tutto da scoprire, con grandi margini di crescita». ITALIA ED EXPORT. Anche nel mercato: il 90% delle bottiglie è venduto in Italia, il resto all’estero, in Svizzera, Germania, anche in Giappone: mercati dove il vino italiano è un prodotto consolidato. Altrove si fa fatica, perché manca il traino di una doc «famosa». Basta un dato a rendere l’idea: i produttori di Durello sono pochi, 35 aderenti al Consorzio tra la provincia di Vicenza e Verona. E sono ancora meno quelli che hanno scelto fin dall’inizio di produrre solo Durello Metodo Classico. «Eppure il nostro potenziale è grande», sottolinea Danese, «a partire dal fatto che il nostro è l’unico Metodo Classico prodotto con vitigni esclusivamente italiani, ed è in grado di competere con i grandi produttori di spumanti mondiali». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesca Lorandi

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