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A Roveredo di Guà

Fiera del radicchio: le date e i piatti proposti. Produzione, «il clima sta cambiando tutto»

Tre giorni di festa organizzati da amministrazione comunale e Pro loco
Il radicchio di Verona A Roveredo un ottimo prodotto ma quest’anno poco redditivo per i coltivatori
Il radicchio di Verona A Roveredo un ottimo prodotto ma quest’anno poco redditivo per i coltivatori
Il radicchio di Verona A Roveredo un ottimo prodotto ma quest’anno poco redditivo per i coltivatori
Il radicchio di Verona A Roveredo un ottimo prodotto ma quest’anno poco redditivo per i coltivatori

La crisi climatica condiziona pesantemente la produzione del radicchio di Verona, anticipandone la maturazione e incidendo negativamente sulle quotazioni del prodotto.

 

Le date della Fiera del radicchio

Torna oggi, 13 gennaio, a Roveredo di Guà, all’ora di pranzo, con l’apertura dello stand gastronomico della Pro loco in via 25 Aprile, la «Fiera del radicchio», giunta alla 25esima edizione. Dopo i difficili anni della pandemia, l’amministrazione comunale e la Pro loco, in collaborazione con i commercianti e i produttori di radicchio di Verona, propongono tre giorni di festa per celebrare l’ortaggio invernale per eccellenza del Colognese. Oltre alla cucina che proporrà piatti a base di radicchio, tra cui il risotto, la salsiccia e la sbrisolona, sono previsti eventi, musica ed intrattenimento per tutte le età. Domenica 15 gennaio, via Dante Alighieri si animerà grazie ai banchi del mercato e allo spettacolo itinerante della marching band «Si Fa Band».

 

Radicchio: costi e ricavi

Il protagonista della festa, però, è da tempo in crisi. Nonostante i campanelli d’allarme dei produttori, negli ultimi anni la forbice fra il prezzo sul campo e quello sul banco del supermercato è andata sempre più allargandosi, assottigliando notevolmente i guadagni degli agricoltori. Attualmente il radicchio di Verona è quotato 0,35 centesimi al chilo, però si vende al supermercato anche a 2,5 euro: una differenza abissale. «Riusciamo a garantire un piccolo margine di redditività soltanto se manteniamo le aziende a conduzione familiare», osserva il produttore Nicola Zanotti.

«Non appena assumiamo delle persone per lavorare, non riusciamo più a coprire i costi». A queste difficoltà, determinate dal mercato e dalla debolezza contrattuale dei produttori, si aggiungono in modo evidente quest’anno le problematiche legate al clima. Il radicchio è una coltura che richiede acqua e, fortunatamente, la zona del Colognese ha potuto contare sul canale Leb per l’approvvigionamento e abbeverare i campi. Ma se la siccità è stata in qualche modo aggirata, per contrastare le elevate temperature che si sono mantenute fino al mese di ottobre, gli agricoltori non hanno potuto fare nulla. La pianta ha avuto uno sviluppo repentino e la raccolta è iniziata in anticipo, tanto che in questo momento il 95 per cento del prodotto è già finito in cella frigorifera o sul banco del supermercato.

«Abbiamo letteralmente inondato il mercato di radicchio, con l'effetto negativo di contribuire ancora di più all’abbassamento dei prezzi», si rammarica Zanotti. «Purtroppo la modifica del clima è una realtà con cui dobbiamo convivere, non è più una condizione eccezionale, ma la genetica ci può venire in aiuto», riflette il commerciante Luca Lora. «Sono state selezionate delle varietà che resistono al caldo che permettono di avere una raccolta costante, senza causare picchi di produttività che non giovano al mercato. Cerchiamo di seguire la linea del radicchio di Chioggia, che sta lavorando in questo senso. L’obiettivo, per noi, è quello di ricorrere il meno possibile alla frigoconservazione per dare ai consumatori un prodotto fresco e di qualità».•.

Paola Bosaro

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