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IL FOCUS

Cibo e lockdown:
abitudini più sane
ma troppi dolci

Ridotta la quota dei preconfezionati
Aumentato il consumo di verdura
Aumentato il consumo di verdura
Aumentato il consumo di verdura
Aumentato il consumo di verdura

 Il primo lockdown ci ha sorpreso con le mani in pasta, alle prese con le gratificazioni del lievito madre e l’entusiasmo del pane fatto in casa. Cucinare è stata una delle vie di fuga e di conforto in questa pandemia, contribuendo a migliorare le nostre abitudini alimentari: secondo il rapporto EIT Food dell’European Institute of Innovation & Technology dello scorso dicembre, gli italiani sono, fra gli europei che hanno aumentato in modo più significativo il consumo di verdure (oltre che di farina), dedicato più tempo a cucinare e mangiare insieme, sperimentato ricette e ridotto drasticamente i prodotti preconfezionati. «DAGLI STUDI condotti soprattutto nel primo lockdown è emerso che almeno un terzo delle persone si è impegnato per modificare in meglio la propria alimentazione – spiega Barbara Zanini, docente di Scienze tecniche dietetiche applicate all’Università degli Studi di Brescia -. L’aspetto più rilevante del boom nella preparazione di cibi lievitati è stata la riduzione dei prodotti confezionati. Il messaggio che deve passare, anche per motivare a mantenere queste abitudini alimentari, è che quanto più investiamo energie nel preparare il cibo, riducendo quindi la quota di prodotti ultraprocessati, tanto più salutari saranno le nostre scelte alimentari, perché ciò che produciamo in cucina è sempre migliore delle altre opzioni». Il risvolto della medaglia è stato l’aumento delle porzioni e il ricorso ai dolci come comfort food, che abbinato alla sedentarietà ha assecondato qualche chilo di troppo. «Nei report relativi al Nord Italia il 50 per cento degli intervistati ha riferito un incremento nel peso di 1-2 chili, in alcuni casi anche di più», conferma Zanini. «Ora l’attenzione va posta sugli adolescenti, che sono ancora a casa, con riduzione della socialità, poca attività fisica e cambiamenti dello stato emotivo che potrebbero aumentare il consumo di cibo in chiave consolatoria: sono loro, in questo momento, la fascia più fragile dal punto di vista delle abitudini alimentari». E’ INDUBBIO, tuttavia, che la crisi pandemica ha contribuito a riportare al centro un atto ancestrale come quello di nutrirsi: se i pericoli di sovrappeso e obesità sono noti, quali fattori di rischio che espongono a diverse patologie, è stata stimolata una maggiore consapevolezza nelle scelte dietetiche che interessano anche chi passa indenne il verdetto della bilancia. «Un’alimentazione non sana non è solo una questione di forma fisica, perché la malnutrizione in tutte le sue forme ha ripercussioni sullo stato complessivo di salute, e in particolare ha effetti sul sistema immunitario, rendendo più suscettibili a malattie non trasmissibili (come diabete e tumori) e trasmissibili (come le infezioni)», avverte l’esperta. SECONDO UNO STUDIO del Global Burden of Disease pubblicato nel 2019, i tre errori alimentari che si riverberano più pesantemente sulla salute sono l’apporto eccessivo di sodio e lo scarso consumo di cereali integrali e di frutta fresca: così è emerso dall’analisi di pubblicazioni scientifiche sugli effetti dei consumi alimentari tra il 1990 e il 2017. «Riguardo al sodio, oltre a porre attenzione a quanto sale utilizziamo nei condimenti, va tenuto presente che i quattro quinti del sale che introduciamo nella nostra dieta provengono dai cibi confezionati, ricchi di zuccheri, grassi e sale per aumentarne la palatabilità: per questo è importante leggere le etichette dei prodotti, dove dal 2011 deve essere riportata la quantità di sale, che nel complesso dovrebbe stare sotto la soglia dei 5 grammi si assunzione giornaliera – chiarisce Zanini -. Quanto ai cereali integrali, sono più ricchi e completi di quelli raffinati perché contengono la fibra, importante nella protezione dai tumori del colon e del seno, oltre che residuo preziosissimo che nutre la flora batterica intestinale favorendone la biodiversità, con effetti positivi sulla nostra salute. Così la frutta, che ha una componente di prebiotici, oltre a sali minerali e vitamine indispensabili per l’organismo». Una cura nello stile alimentare che vale la pena affinare: secondo il Global Burden of Disease il miglioramento della dieta è in grado di prevenire potenzialmente una morte su cinque a livello globale. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lisa Cesco

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