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Vino e tutela

Champagne si allea al Prosecco per fermare l’ok Ue al Prosêk

Vitigni di Glera, utilizzati per la produzione del prosecco
Vitigni di Glera, utilizzati per la produzione del prosecco
Vitigni di Glera, utilizzati per la produzione del prosecco
Vitigni di Glera, utilizzati per la produzione del prosecco

Caso Prosêk? L'Italia del vino è compatta e pronta a difendere la Dop-fenomeno Prosecco puntando anche su alleanze internazionali. Lo ha anticipato Paolo Castelletti, segretario generale dell'Unione Italiana Vini: «Mercoledì (l’altro ieri ndr) il sottosegretario Gian Marco Centinaio ha istituito un gruppo di lavoro ad hoc a cui partecipiamo con i produttori per contribuire a una memoria difensiva da presentare alla Commissione Ue», anticipa. «Come Uiv, da vicepresidenti del Comitè Européen des Enterprises Vins, opereremo, inoltre, con i colleghi delle Federazioni Vini di altri Paesi. Il 27 settembre faremo squadra con Francia, Spagna e Portogallo e anche Germania perché presentino mozioni contrarie all'indicazione della Commissione. Il Comitato dello Champagne, ad esempio, ha già annunciato una memoria difensiva. Perché oggi è toccato al Prosecco, domani potrebbe capitare ad altre denominazioni». Stanno delineandosi, quindi, azioni di lobbying e ferma opposizione, per impedire che al Prosêk, vino da dessert croato con menzione tradizionale il cui nome richiama inequivocabilmente il termine Prosecco, venga attribuita l'indicazione geografica protetta. Il via libera alla pubblicazione della domanda di riconoscimento sulla «Gazzetta Ufficiale» dell'Ue è stato comunicato il 13 settembre. Una volta che la domanda sarà stampata, partirà il countdown di due mesi per presentare obiezioni. Mipaaf e organizzazioni vinicole si sono già attivate in difesa della denominazione italiana che vanta esportazioni da oltre il miliardo di euro.

Le proteste, attivate in Parlamento sin da luglio, nascono dalla preoccupazione per la somiglianza tra Prosecco e Prosêk, annoverabile tra i prodotti «Italian sounding» ad elevato rischio di concorrenza ingannevole sul mercato. Castelletti specifica che la confusione possibile nasce non solo dal nome simile ma anche dalla bottiglia con tappo raso, che potrebbe accomunare il vino croato con la tipologia ferma e frizzante del Prosecco Doc. «Senza dimenticare», precisa, «che nell'attuale frazione Prosecco a Trieste, nel 1600 alcune cantine finite sotto il dominio austriaco riportavano in etichetta la dicitura Prosêk come menzione geografica».

Si profila, forse, un nuovo rischio Tocai? «In quel caso la Commissione Europea ha protetto un'indicazione geografica, che a livello giuridico è prevalsa rispetto al nome di un vitigno" chiarisce Castelletti. «Il Prosêk è, invece, una menzione tradizionale e, quindi, in base al diritto comunitario dovrebbero prevalere la nostra Dop Prosecco e le Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco e Asolo Prosecco». La partita non è strategica solo sul fronte dei numeri. «Il Prosêk non è preoccupante in quanto tale. In gioco si pone la tutela legale dell'intero sistema delle denominazioni di origine riconosciute svolta dai consorzi», chiarisce Franco Cristoforetti, presidente di Avive, l'associazione dei Vini Veronesi a denominazione di origine. «Dobbiamo fare squadra anche con il mondo agroalimentare per proteggere le nostre eccellenze nel mondo». Cristoforetti auspica, infatti, una protezione di Dop e Igp al 100%, senza falle pericolose per l'intero sistema.

Quali sono i prossimi passi? «Cooperando con i consorzi, nei sessanta giorni previsti dalla pubblicazione utilizzeremo tutti gli strumenti giuridici e politici per far cambiare idea alla Commissione Europea», conclude Castelletti. E aggiunge: «Il Prosêk croato è una piccola realtà ma se non intervenissimo compatti verrebbe meno un principio fondamentale: da una parte la Commissione europea sta difendendo il Prosecco da Paesi che cercano di copiarcelo, come Brasile e Australia, agendo fuori dell'Ue; dall'altra parte è pronta ad autorizzare Prosêk all'interno dell'Ue. Dobbiamo evitare che si crei un precedente molto pericoloso».

Monica Sommacampagna

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