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la prima edizione con pietro taricone

Cristina Plevani: «Non sono solo quella del Grande Fratello»

La prima vincitrice del GF: «Mi sono passati davanti dei treni e non li ho presi: non ero consigliata né gestita bene»
Cristina Plevani è nata a Iseo il 17 giugno 1972
Cristina Plevani è nata a Iseo il 17 giugno 1972
Cristina Plevani è nata a Iseo il 17 giugno 1972
Cristina Plevani è nata a Iseo il 17 giugno 1972

In principio fu il Grande Fratello: 16 milioni di spettatori, 60 per cento di share, il successo e la popolarità. Anno 2000, la «cenerentola triste» (così l’avevano soprannominata i rivali, magari temendola) si scoprì regina e si prese lo scettro nella Casa-bunker: vincitrice della prima edizione contro ogni pronostico, eppure col 60 per cento delle preferenze.

Passato tanto tempo, chi è oggi Cristina Plevani?
Non sono quello che pensa la gente. Sono rimasti tutti fermi a vent’anni fa e mi vedono sempre e solo così. Ringraziando sempre e comunque il programma che mi ha dato notorietà, io il Grande Fratello l’ho fatto ma non lo sono. E la mia vita mi piaceva anche prima. Non mi sentivo certo una fallita, anzi, gli anni ’90 sono il periodo in cui mi sono divertita di più, prima della fama che inevitabilmente ti mette dei freni. A volte è bello essere anonimi.

Istruttrice di nuoto, istruttrice di fitness, bagnina.
Esattamente.

Cosa pensa di quello che una volta ha definito «esperimento sociale»?
Quello che adesso viene chiamato Grande Fratello non è più il Grande Fratello: è un programma serale trasmesso in tv, punto e basta. Non ha nulla a che vedere con quello che era: un reality game con giochi, prove, un montepremi. Allora aveva un senso. Adesso è, credo, una specie di ufficio di collocamento per cani e porci, chiedo scusa ma non trovo altri sinonimi. Gente che vuole farsi vedere per acquisire follower sui social e monetizzare. Non è più un’esperienza, è una vacanza in cui anziché pagare guadagni qualcosina e fai guadagnare la tua agenzia. Non credo che frutti nemmeno un posto di lavoro dopo.

Come se la caverebbe oggi?
Non lo so, non ne ho idea. Oggi se entri nella Casa devi avere una storia da raccontare. E aver voglia di litigare naturalmente. Ma perché devo venire a raccontarti la mia infanzia in televisione? E ne avrei da raccontare sul mio passato prima del GF. Ma la storia della vita posso scrivermela come diario sui social, a modo mio. Non credo che sarei simpatica in un reality, oggi. Dipende anche dalle persone che si incontrano. Certo. L’idea che si debba essere tutti amici non mi è mai andata giù. Mai sopportato chi dice «Voglio bene a tutti». Io no: qualcuno mi sta simpatico, qualcuno per niente, qualcuno mi è affine, qualcuno meno.

Così funziona anche nella vita di tutti i giorni, no?
Io faccio un lavoro in cui devo essere a contatto con la gente: va a cozzare col mio modo di essere, perché quando torno a casa stacco il telefono e sono contenta di non dover parlare con nessuno. Io sono asociale perfino sui social. Li tengo perché lavorativamente a qualcosa servono. Non cerco amici, a chi mi scrive per approcciarmi dico di andarsene su Tinder. E quando devo viaggiare, viaggio da sola.

Il nuoto è una vocazione?
No, non ho mai avuto predisposizione né sono mai stata una nuotatrice agonista. Io nasco bagnina perché vivo a Iseo. Sono cresciuta quando il lido di Sassabanek era il principale punto di ritrovo estivo, una tappa obbligatoria. Il brevetto l’ho preso nel ’96, c’era ancora mia madre. Il primo lavoro nel ’97. L’ho sempre rinnovato, anche quando sono diventata istruttrice di fitness. In questo mi sono specializzata negli anni, anche se insegno nuoto. Quest’estate lavoro fra Montichiari e Iseo. Non lo faccio per i soldi, lo faccio perché mi piace, anche se i contratti sportivi adesso sono così penalizzanti.

Nel corso degli anni della grande esposizione mediatica ha condotto, cantato, sfilato, è stata in studio e ha fatto l’inviata, ha spaziato dalla radio alla televisione: le manca?
Ho sempre pensato che sarebbe finita. Mi sono passati davanti dei treni e non li ho presi: non ero consigliata né gestita bene, non avevo la testa giusta. Sono un’insicura di natura, ho bisogno di essere spronata, puoi aprirmi tutte le porte e farmi tutti i complimenti del mondo ma se non sono convinta non serve a niente. Oggi una parte di quel mondo mi manca, ma da un solo punto di vista: sono una persona seria e non è che debbano andare solo i deficienti in tv, credo che potrei non dico condurre ma fare l’opinionista, dire la mia. Mi scoccia però l’idea di dover ripassare dai reality, tanto diversi rispetto a un tempo. Io non sono «quella del Grande Fratello».

Nella prima edizione il pubblico prese le sue parti nella love story con Pietro Taricone.
Ero quella sensibile, che aveva perso i genitori, un po’ sfigatina, molto sottona. È uscita quella parte debole che a me in una donna non piace. Ma in quel periodo della vita, rimasta sola com’ero, mi attaccavo alle persone. La gente ha visto quella storia, che non era una vera e propria storia perché semplicemente ero io che correvo dietro a qualcuno, e ha provato simpatia per me. Naturalmente dico tutto questo col senno di poi, a mente fredda.

Ama scrivere: una passione, un’esigenza?
Non ne sento sempre il bisogno, ma ogni tanto mi piace ricordare le cose, esprimere i pensieri riferendomi al passato. Sono una nostalgica. Qualche volta vorrei scrivere realmente come la penso su alcuni episodi del mio passato, legati ai miei genitori, cose mai dette. Sono figlia di un uomo che aveva avuto problemi con la giustizia, che aveva visto il carcere. Ho somatizzato, ero una figlia spettatrice di quello che mi accadeva in casa. Non una protagonista, semmai un’antagonista. Non ho metabolizzato tanto presto la scomparsa dei miei, che comunque mi hanno insegnato il rispetto delle regole: difatti sono ligissima, cerco sempre di non sgarrare perché dovrei affrontarne i sensi di colpa. Sono molto dovere e poco piacere, come tipo. Ma mi viene difficile scrivere ora di tutto questo. Devo trovare l’ispirazione.

Com’erano i suoi genitori?
Non erano facili, ci sono domande che resteranno sempre senza risposte; ci ho messo vent’anni a togliermi questi pensieri dalla testa. Ci sono riuscita col cammino di Santiago, che mi ha alleggerito l’esistenza.

Come le è venuta l’idea?
Non ci avevo mai pensato in vita mia. Una mattina mi sono svegliata stanca di tutto e di tutti, volevo fare qualcosa che avesse un senso. Volevo provare un po’ di sofferenza, mettermi alla prova. E portarmi dietro il cane. Sono partita il 20 ottobre, ho beccato 20 giorni di pioggia, sono stata via un mese. Ho avuto la fatica che volevo. Mi sono sentita libera, a biglietto aperto, senza il pensiero del ritorno. Zero pesi sulle spalle: un sogno per me, che non mi godo mai il momento.

Quanto è durata quella leggerezza?
Un po’. L’ho già persa, chiaro. Dovrei ricordarmi sempre che la vita è una. Io sono quella che ero prima di fare il Grande Fratello. In un gruppo di amici con cui ho confidenza so essere caciarona, sopra le righe. Ma in realtà sono seria e in certi casi non sono stata invitata perché lo sono troppo. Quelli come me piacciono al pubblico, agli addetti ai lavori, ma non al presentatore di turno perché la normalità non fa notizia.

Vive il presente?
Sì, ma sono nostalgica e ritengo una fortuna essere nata negli anni ’70. In quest’epoca mi rispecchio poco: da un lato domina il politicamente corretto, dall’altro c’è chi si filma mentre fa sesso sulla strada o chi si mostra tranquillamente nuda sui social mentre assiste a un concerto di Ultimo. Siamo in una cornice moderna, ma il quadro è anche troppo antico, a livello morale siamo tornati indietro anziché andare avanti. Io credo nelle regole. E nel senso del pudore.

GIAN PAOLO LAFFRANCHI

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