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La Mostra del Cinema

Deneuve, classe eterna. Ma è il video di Zelensky a sconvolgere Venezia

La madrina Rocio Munoz Morales
La madrina Rocio Munoz Morales
Festival di Venezia, il red carpet

Catherine Deneuve riceve il Leone d'oro alla carriera, ringrazia con poche parole in italiano, completa in inglese le lodi al festival aggiungendo notizie sui prossimi film che sta per girare. Del resto, «anche se il Leone a "Bella di giorno" sembra ieri, guai a guardarsi indietro: c'è sempre da fare», aveva detto già al mattino, quando si era dimostrata, diciamo così, un po' più altezzosa, infastidendosi palesemente alla definizione di "sex symbol" appioppatale in una domanda da un incauto cronista.

Ma la classe eterna della diva diventa ben presto una scena secondaria, nella cerimonia di inaugurazione della 79ma Mostra del cinema di ieri sera. Perché subito dopo nella Sala Grande del Lido irrompe, in un contributo video, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. E il suo intervento-choc si prende tutta l'attenzione e darà prevedibilmente la stura a polemiche internazionali. Registrato da una strada, in maglietta verde militare, il contributo è lungo, esplicito, durissimo. Parla di una vicenda in corso «che non è cinema ma è interpretata da subumani, assassini, macellai», di una «tragedia autentica e senza le musiche di Morricone», di un «orrore che non dura 120 minuti, ma da 189 giorni». Il presidente ucraino ammonisce: «Non bisogna fare il gioco della Russia, che vuole che ci si abitui. La voce del cinema conta, tutti i Paesi, tutte le istituzioni devono capire chiaramente cosa succede, e che di guerra si deve parlare». E al motto di «non vedrete le scene ma quello che non si vede», fa sfilare in stile titoli di coda nomi ed età di 358 minorenni uccisi nella guerra. La sala è scossa e applaude.

Il direttore della mostra Alberto Barbera l'aveva annunciato da mesi: «Faremo qualcosa di speciale contro le persecuzioni dei registi e della libertà, il cinema non può ignorare il mondo». Zelensky era già stato ospitato in video in aprile, alla Biennale d'arte. L'iniziativa di ieri è stata comunque fortissima. Subito dopo, la madrina Rocio Munoz Morales (che aveva aperto la cerimonia con un monologo sull'importanza del cinema divagato poi nella passione per i film del padre, seduto in prima fila) lancia il filmato con il collage degli spezzoni dei film in concorso e presenta le giurie: lo show deve andare avanti. Uno show che ieri sera ha ritrovato con gioia il rito del tappeto rosso: il muro anti-Covid finalmente non c'è più. Voglioso il pubblico di invocare un selfie o un autografo ai divi, vogliosi questi ultimi di riconcedersi all'abbraccio dei sostenitori. E tra Adam Driver e Greta Gerwig, i primissimi divi in passerella, al fianco del ministro Dario Franceschini (che ha annunciato per oggi il lancio della "Festa del cinema" con biglietti fortemente scontati per sostenere il settore) è spuntata a sorpresa Hillary Clinton.

Cristina Comin

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