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Perle slovene, dall'antica Pirano a Portorose

La tipica forma ellittica di piazza Tartini a Pirano, una delle «perle» della Slovenia più visitate dai turisti
La tipica forma ellittica di piazza Tartini a Pirano, una delle «perle» della Slovenia più visitate dai turisti
La tipica forma ellittica di piazza Tartini a Pirano, una delle «perle» della Slovenia più visitate dai turisti
La tipica forma ellittica di piazza Tartini a Pirano, una delle «perle» della Slovenia più visitate dai turisti

Luce (e sapori) a Nord- Est. Tra sole e pini marittimi, vento e glicini, mare e olivi, l'Istria slovena è il primo approdo dall'Italia in quello sperone di terra conteso dalla Storia che per 445 chilometri si tuffa nell'Adriatico. Lungo questa costa tortuosa e frastagliata fanno capolino Portorose e Pirano, autentiche perle ancora tutte da scoprire incastonate nei 46,6 chilometri del litorale di Slovenia: se la giovane Portorose, con i suoi hotel di lusso edificati nei primi del Novecento, il lungomare, i negozi griffati, il celebre casinò, è la piccola Montecarlo, la millenaria Pirano, con il suo campanile gemello di San Marco, le stradine oblique sul modello urbanistico delle calli e la deliziosa piazza Giuseppe Tartini periodicamente allagata dall'alta marea, è a modo suo la piccola Venezia.

 

L'una frazione, l'altra municipalità, 17mila abitanti perlopiù bilingui (a Pirano resiste un periodico italiano, il «Trillo», dal nome della sonata «Il Trillo del diavolo» di Tartini) ed entrambe pronte ad entrare di diritto nelle mappe del turismo europeo e internazionale, fino ad oggi più croatocentriche. Gli ingredienti del resto, nel golfo che dista solo 25 chilometri da Trieste e si raggiunge da Vicenza in meno di tre ore - 2 e mezza di treno, altri trenta minuti di comodo pulmino - ci sono tutti: clima, cucina, strutture ricettive e quell'atmosfera mediterranea- mittleuropea che cattura e affascina fin da quando, lasciandosi alle spalle il capoluogo friulano, si passa la frontiera e ad accogliere il visitatore è un panorama bucolico da cartolina.

 

Dolci colline trapunte di vigneti - il fresco Malvasia e il potente Refosco sono i due vini onnipresenti sulle tavole istriane - digradano verso la baia e il verde della vegetazione rigogliosa sfuma nel blu dell'acqua che da 1700 anni dà vita e nutrimento alle popolazioni autoctone attraverso il sale. E le saline di Sicciole, che ospitano anche una rinomata Spa, sono solo una delle esperienze da vivere in una vacanza istriana. Già un lungo weekend, tre giorni e due notti, è sufficiente per immergersi nelle bellezze di una località che coniuga modernità e tradizione. Si comincia con la scoperta di una delle eccellenze gastronomiche, il branzino di Pirano, allevato dalla famiglia Fonda che organizza uscite guidate in barca e si prosegue con una pausa rigenerante nelle preziose acque del «mare primordiale» dei sette centri termali di Portorose, sei dei quali inseriti nel complesso di hotel «LifeClass» . Un paio d'ore sono l'ideale per una degustazione di olio d'oliva e una passeggiata tra i poderi con vista sulle saline alla fattoria biologica Gramona, sulle colline di Portorose. Da lì, ridiscendendo verso la riviera, è d'obbligo dedicare almeno mezza giornata all'esplorazione di Pirano. Rientrando in Italia, a Nova Vas si può sperimentare la caccia al tartufo, lo stesso che, dal bosco al piatto, sarà proposto con i tipici «fuzi» istriani.

Giulia Armeni

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